Massimo Cotto: il rock ferma il tempo
“Il rock di padre in figli*”, il nuovo libro del giornalista Massimo Cotto, è disponibile in libreria e negli store digitali
“Il rock di padre in figli*” (Gallucci Editore) il nuovo libro del giornalista Massimo Cotto esperto di musica, DJ radiofonico, autore televisivo e teatrale, presentatore e direttore artistico di numerosi festival e rassegne, è disponibile in libreria e negli store digitali ed è un’immersione nella storia e nell’anima di un genere musicale che ha segnato la cultura contemporanea.
Ne “Il rock di padre in figli*” Massimo Cotto si rivolge a suo figlio sedicenne e con lui a tutte le ragazze e i ragazzi di oggi per raccontare il rock, i suoi riti e la sua bellezza, la ribellione e l’estasi. Un libro dedicato a una generazione che non vanta il rock nel proprio bagaglio culturale, a cui spiegare perché il rock è stato ed è così fondamentale, non solo a livello musicale, ma anche personale, perché ha avuto la capacità di cambiare la vita.
Massimo Cotto, a tal fine, ha costruito un monologo appassionato che racconta le storie di grandi artisti simbolo di questo stile a cui affianca il ricordo di episodi vissuti in prima persona: da Elvis Presley a Jim Morrison, da Patti Smith a Bruce Springsteen, dai Metallica ai Rolling Stones, dai Pink Floyd a Bob Dylan, dai Cure ai Queen, passando anche per molti altri grandi nomi della musica internazionale che hanno fatto la storia del rock.
“Il rock di padre in figli*” è un libro per tutte le età: per gli adolescenti, interessati a capire un fenomeno musicale che ha attraversato i decenni e cambiato, a volte, il corso della storia, e per gli adulti, per cui il rock non rappresenta solo un genere musicale, ma uno stile di vita.
All’interno del libro due QR code per visualizzare su YouTube e su Spotify la speciale “playlist dell’isola deserta” creata da Massimo Cotto con i brani indispensabili per scoprire e imparare ad amare il mondo della musica.
Qual è secondo te il significato del rock?
“Per me è racchiuso in una parola: libertà. Noi solitamente usiamo il termine ribellione che trovo appropriata ma non completamente, nel senso che ci si ribella sempre contro qualcuno mentre libertà vuol dire vivere senza condizionamenti la propria esistenza, senza altre persone che ti dicono come ti devi comportare, che cosa devi fare, che cosa devi cantare e che cosa devi ascoltare. Per me il rock è sempre stato questo ed è stato anche un motore di ricerca della felicità e sotto un certo punto di vista è stato un dispensatore di sogni perché attraverso il rock ho sognato molto meglio di quanto facessi prima. Il rock dispensa immagini attraverso le sue canzoni, attraverso le sue storie, mi ha spalancato davanti l’America, la bellezza e la poesia.”
Il rock ti ha portato a comprendere quale fosse davvero la tua strada quando, da ragazzo, stavi raggiungendo un altro sogno, quello di giocare a basket. A volte il raggiungimento di un sogno diventa un tramite per scoprire la propria essenza, un tramite per scoprire se stessi. Possiamo dire anche che il rock è la risposta che non ti aspetti, penso a quando, nel libro racconti del brano “Thunder road” nel quale Bruce Springsteen, per convincere una donna a lasciare tutto e seguirlo, canta “Tutta la redenzione che posso offrire è sotto il cofano di questa macchina” e invece ci si poteva aspettare un “saremo sempre felici insieme?
“Assolutamente è proprio questo. Molte volte quando sbagli strada pensi di trovarti nei guai ed in difficoltà ed invece scopri delle cose bellissime. Io pensavo che il mio sogno fosse il basket, il gioco di squadra, il senso di appartenenza che può darti lo sport di gruppo ed invece, casualmente, dopo aver ascoltato “quella persona” che parlava alla radio mentre andavo all’allenamento in macchina mi sono reso conto che il mio sogno non era quello. È un po’ come nei film di Hitchcock quando la macchina da presa inquadra per i primi cinquanta secondi una persona che pensi possa essere il protagonista del film e poi l’unico ruolo che ha quel personaggio è di portarti al vero protagonista del film per poi scomparire definitivamente. Quindi per me il Basket è stato questo ed è incredibile pensare che, con il passare del tempo, io abbia anche smarrito il mio amore per quello sport come se, come dicevi tu, fosse stato un tramite per arrivare a quello che era il sogno più grosso e più vero.”
Mi viene in mente una intervista di David Bowie quando dice: Pensate che essere una famosa rockstar sposata con una top model sia la cosa più bella del mondo? Lo è! Ecco anche in quel caso ci si aspetta una risposta come ad esempio «No perché per il nostro lavoro stiamo poco insieme» ed invece arriva la risposta che non ti aspetti.
“Ho in mente quell’intervista e Bowie è stato in assoluto l’artista che ho amato di più intervistare perché aveva tutto, profondità, senso dell’umorismo, bellezza e magnetismo quello che secondo me manca un po’ oggi quando intervisti le nuove star che sono molto brave a cantare ma che non hanno quell’urgenza di raccontarsi anche a parole che avevano i grandi nomi del passato.”
Il rock di oggi sia a livello nazionale che internazionale esprime ciò che ha espresso negli anni passati, nel libro ad esempio racconti di cosa ha rappresentato il primo Elvis e i suoi movimenti di bacino. Il rock oggi esprime quel senso di libertà e ribellione di cui parlavamo prima?
“Oggi è tutto molto più complicato rispetto a prima e questo non riguarda soltanto il rock ma è un discorso molto più generale, pensa all’arte figurativa non c’è più un Van Gogh, non c’è più un Gauguin, non c’è più un Matisse o un Cézanne o pensa al Jazz non c’è più un Thelonious Monk, non c’è più un Miles Davis, non c’è più un Charlie Parker o una voce straordinaria come Billie Holiday. Quello che penso è che nella società di oggi manchi un po’ quella sacralità che diventa poi il terreno necessario ai miti per poter nascere. Ciò che mi stupisce è che questa sacralità, questa forza mitica o mitopoietica, esiste ancora nello sport. Lo sport mantiene ancora quest’aria leggendifica, nel senso che posso credere legittimamente che domani arrivi un nuovo Messi o un nuovo Ronaldo o che Bellingham possa incantare tutti perché lo sport, non solo il calcio, si nutre fondamentalmente di mito, cosa che l’arte in generale ha un po’ smarrito.”
In una intervista a Franco Battiato viene chiesto quale personaggio della storia sarebbe voluto essere e lui risponde: «Nessuno perché mi concentro sul mio sviluppo e non sulla mia sostituzione.» Oggi si assiste, anche guardando i social, ad una sostituzione della persona: persone che muovono la bocca e dicono parole di altri. Oggi non c’è sviluppo delle persone ma sostituzione. Il rock, la musica o l’arte in generale possono aiutare le persone a riportare il focus sullo sviluppo?
“ Il rock ha tutte le carte in regola per poterlo fare anche se è cambiata potentemente la società. Io ho sempre pensato che il rock fosse un elemento di cultura, non soltanto una forma di divertimento. Oggi mi sembra di notare che questo elemento si sia un po’ smarrito, il rock quindi ha tutte le caratteristiche affinché accada quello che dici tu. Credo che in fondo siano corsi e ricorsi storici nel senso che questo non sia un grandissimo momento per il rock ma il fatto che continuiamo a parlarne dopo settant’anni significa che è ancora vivo e vegeto. Non sono poi così sicuro che determinati “eroi” degli adolescenti di oggi possano restare nell’immaginario delle persone. Sono molto d’accordo con la frase di Battiato e mi hai fatto tornare in mente una frase di Robert Mapplethorpe, contenuta nel libro Just Kids scritto da Patti Smith, che diceva: «Massimo rispetto per Andy Warhol però io a quelli che provano ad alterare la realtà preferisco quelli che inventano una nuova realtà.» Quindi lavorano su se stessi per andare in un’altra direzione che è quello che sostanzialmente diceva Battiato.”
Nel libro ci sono continui riferimenti al numero 3. Suzanne Vega nata 3 minuti dopo la mezzanotte, Jim Morrison resta sul palco 3 minuti nella sua iconica posizione, sempre Jim Morrison muore il 3 luglio 1971, altre volte racconti 3 storie di artisti e potrei continuare con altri esempi. Il numero 3 è stato usato per un motivo specifico o è un caso?
“Sono felice tu abbia notato questo aspetto. Mi hai fatto venire in mente che nel mio romanzo “Il Re della Memoria” racconto la storia di un triangolo quindi penso che nel mio inconscio sviluppo quello che credo da sempre e cioè che la vita sia dispari nel senso che la vita, per fortuna, non è mai piana perché ci sono sempre degli elementi di disturbo e nel libro questo riferimento al numero 3 non è stato voluto anche se rispecchia perfettamente una mia convinzione, quindi il mio inconscio ha lavorato per me. Io sono un grande appassionato delle storie un po’ strane, non necessariamente del rock, una delle storie che amo maggiormente è quella di Bizet e la sua maledizione del 3 perché lui è morto il 3 giugno alle 3 del mattino alla 33esima replica della Carmen la cui prima era avvenuta 3 mesi prima il terzo giorno del terzo mese dell’anno.”
Nel libro scrivi che il rock ferma il tempo, che in un tuo viaggio in Costa d’Avorio durante un incontro con i saggi di un villaggio ti dicono che “Saggio è l’uomo che capisce il tempo”. Sempre nel libro racconti la storia di Warren Zevon che, saputo di avere pochi mesi di vita alla domanda se quella notizia gli avesse rivelato qualche inedita prospettiva sulla vita e sulla morte risponde di no e che “adesso mi gusto ogni boccone del mio sandwich.” Quindi il rock, oltre a fermare il tempo, lo allarga?
“Assolutamente si, ne ha allargato le pareti facendoci rientrare tutti gli aspetti belli della vita. Se si vanno ad analizzare gli argomenti delle canzoni, oltre ai macro argomenti come l’amore, il tempo è uno degli argomenti più sviluppati ed utilizzati sotto molti punti di vista. C’è chi vuole creare un altro tempo, chi vorrebbe fermarlo, chi è terrorizzato dal tempo che passa. Il rock ha questa capacità di creare un tempo interno e farti capire molto meglio le cose. Warren Zevon ne è un esempio ma ci sono altri artisti che hanno capito che il tempo della musica, dei sogni e della bellezza è assolutamente connesso con il tempo naturale delle cose ma ti aggiunge qualcosa in più. Io davvero penso che chi faccia arte abbia qualcosa in più e qualcosa in meno. Qualcosa in meno perché è alla continua ricerca di ciò che non riesce a trovare, vedi l’artista insoddisfatto perché sa perfettamente che non sarà mai del tutto felice, ma ha anche qualcosa in più perché ha una sensibilità più sviluppata che riesce a tradurre in arte. Quindi sono tutti ingredienti che ci fanno capire quanto è bello vivere fino all’ultimo. Pensa al finale de “Il Giardino dei Ciliegi” di Cechov quando il servo rimane solo e dice: «Mi hanno lasciato tutti solo, mi hanno abbandonato, la vita è passata e non me ne sono nemmeno accorto». Questo nel rock non può accadere perché ti ricorda continuamente il tempo.”
Il rock, la musica in generale, riesce a farti comprendere quella parte della tua storia che ancora non conosci e non riesci a spiegarti. Il rock e la musica, ti dicono come colmare quel vuoto che sentiamo dentro.
“Esatto, è un grande suggeritore, poi è ovvio che tocca a te metterlo in pratica ma è come una torcia molto potente che ti fa vedere la strada.”
Massimo Cotto oggi è una delle voci più note di Virgin Radio, dove ogni mattina conduce il programma Rock & Talk, ma in passato ha parlato ai microfoni di Radio Rai (con cui ha collaborato per oltre vent’anni e dove è stato per quattro anni responsabile artistico di Radio Uno), Radio 24 e Radio Capital. Ha collaborato con diversi quotidiani e scritto per le principali riviste italiane e internazionali, tra cui l’americana Billboard e la tedesca Howl!. Nel 2010 è stato tra gli autori del Festival di Sanremo. Dal 2017 al 2019 ha presieduto la giuria del Primo Maggio di Roma. Per diversi anni è stato alla guida di Sanremolab e Area Sanremo. Dal 2021 è Ufficiale della Repubblica Italiana per la sua attività “sempre caratterizzata da una particolare attenzione al sociale”. Negli ultimi anni è stato interprete di diversi spettacoli teatrali, tra cui “Chelsea Hotel”, “Rock Bazar” e “Decamerock”. Per Gallucci editore ha pubblicato “Il Re della Memoria”, vincitore del Premio Selezione Bancarella 2023.
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