Giulia Pratelli: La musica colma le distanze della vita

Giulia Pratelli: La musica colma le distanze della vita

Tutt i Santi è il nuovo Ep di Giulia Pratelli già disponibile sulle piattaforme digitali

È disponibile su tutte le piattaforme di streaming “Tutti i Santi” (Blackcandy Produzioni), nuovo ep di Giulia Pratelli dal quale è estratto l’omonimo singolo in rotazione radiofonica.

Giulia Pratelli, che ha più volte attirato l’attenzione di grandi artisti quali Fiorello (che dal 2014 l’ha accolta nel cast della sua Edicola Fiore), Enrico Ruggeri e Grazia De Michele, negli anni è stata ospite nel concerto di Marco Masini, mentre ha aperto i live di Edoardo Bennato, Diodato e Mirkoeilcane. Nel 2018 crea e organizza “Come è profondo il mare”, uno spettacolo in omaggio alla musica di Lucio Dalla che la porta a cantare nei teatri e locali italiani insieme a Tommaso Novi, Giorgio Mannucci e Luca Guidi. Nell’estate 2020. A gennaio 2022 esce l’album “Nel mio stomaco” anticipato dal singolo “Qualcuno che ti vuole bene” feat. Bianco.

“Tutti i santI” è un piccolo EP homemade, che contiene due brani inediti “Tutti i santi” e “Come stai” e una nuova versione di “Nodi” (già contenuta in TUTTO BENE, 2017) interpretata qui in duetto con Setak, cantautore abruzzese e amico di Giulia. I tre pezzi sperimentano sfaccettature diverse dello stesso tema: la distanza.  Il lavoro, prodotto e arrangiato da Luca Guidi, è breve ma intenso e in esso le canzoni di Giulia si affidano a sfumature nuove e atmosfere sospese, che ruotano attorno alla chitarra, elettrica e acustica. 

“Tutti i santi” è un brano che prova in qualche modo a descrivere la distanza più difficile da misurare e raccontare che è probabilmente quella che ci separa da chi se n’è andato per sempre, spalancando una piccola crepa affinché da questa possano entrare (e uscire) i sentimenti, i ricordi, la rabbia, la nostalgia e tutte le imprecazioni possibili. Un piccolo percorso per ritrovare quella voglia di cantare che in certi momenti ci abbandona ma poi, in un modo o in un altro, ritorna. 

Ascoltando Tutti i Santi ho pensato a  quei momenti della vita nei quali hai solo voglia di lasciare tutto e non perché hai perso fiducia in te stesso ma hai perso la voglia di fare anche ciò che più ami fare. Capita un qualcosa che ti porta a soffrire e quella sofferenza ti fa perdere la voglia ma è solo una sensazione passeggera che, pur andando via, ti lascia una ferita.

“Il significato della canzone è proprio questo che hai detto, nella mia esperienza riguarda la perdita di un’amica per un problema di salute grave ed è stata una perdita rapidissima e prematura vista la sua giovane età. Capitano, quindi, quei momenti che dicevi tu e ti senti sopraffatta da un qualcosa che è più grande di te, che non ha spiegazione ed è anche inutile cercarla e che ti fa passare la voglia di fare le cose che ti tengono anche vivo. Con questa canzone ho voluto provare a raccontare questa mia esperienza. La voglia di fare ciò che ami deve tornare proprio per vivere appieno le nostre giornate ed il tempo che abbiamo.” 

Tutto questo ti porta a comprendere ancora di più l’importanza del trascorrere dei singoli attimi della vita. Apprezzando ancora di più il presente si riesce a riempire quegli attimi del tempo che diversamente sarebbero vuoti. 

“Esattamente è proprio così, noi ci accorgiamo di tutto ciò solo dopo che avviene qualcosa che ci spaventa. Se imparassimo a vivere le cose nel momento in cui ci sono, dando il valore che hanno, la nostra vita sarebbe più completa.”

In “Come stai” canti che in un labirinto non è importante la via d’uscita ma trovare il centro. Questo labirinto possiamo intenderlo come la vita o come noi stessi quindi diventa importante trovare il centro di noi stessi perché, trovandolo, ci permette di superare proprio quella sensazione di voler mollare tutto che canti in Tutti i santi.

“È proprio così ed è un percorso faticoso che ci dà la conoscenza di noi stessi. Lo canto come se fosse semplice (ride) ma in realtà, conoscere se stessi,  non è proprio così semplice (ride). Quantomeno provarci è importante soprattutto in un periodo come questo che ci vede sempre di corsa e ci chiede di dover essere sempre prestanti e rapidi. Quindi è importante trovare il centro del labirinto, fermarsi e capire che al centro ci sono aspetti di noi stessi che vale la pena conoscere.”   

Magari al centro del labirinto si nasconde la parte peggiore di noi, quella parte che tendiamo sempre a nascondere, con la quale invece dovremmo dialogare proprio perché così si può avere una visione completa del nostro essere. 

“Sono assolutamente d’accordo! Anche se non mi piace autocitarmi, quando parlavi mi è venuta in mente “A memoria” che è una canzone contenuta nel mio precedente album, che dice: “io resto il peggio di me tu resta con me”. Nel senso che il peggio di me fa parte di me e per restare insieme ad un’altra persona è necessario che anche quest’ultima la conosca. Magari può capitare che quello che noi vediamo essere il peggio di noi stessi, visto da fuori, è molto più gentile. Conoscere la parte peggiore di noi ci può permettere anche di migliorarla.” 

In Come stai canti “Come te la immagini la felicità?”. Tu come te la immagini la felicità?

“Me la immagino vicino al mare e molto simile alla serenità. Più cresco e più sto rivalutando il concetto di serenità che non è una assenza di pensieri ma è una pace di fondo che è data dall’aver raggiunto un equilibrio nella vita e dall’avere raggiunto la conoscenza di se stessi, di quello che ci piace fare, di dove vogliamo arrivare e l’esserci anche un po’ arrivati.”   

Tra le canzoni dell’Ep esiste una linea che le lega?

“Si c’è e mi ha sorpreso accorgermene perché sono tre canzoni che sono nate in periodi molto diversi tra loro. Mi sono resa conto che tutte e tre raccontavano la distanza. In Tutti i Santi c’è una distanza irrimediabile, in Come stai c’è una distanza che si può colmare ma che in quel momento non si riesce a colmare e in Nodi c’è una distanza di cui siamo consapevoli.”  

Sulla copertina dell’ep cosa ci puoi raccontare?

“È stata disegnata da Disegnacci, nome d’arte di Riccardo Pratesi, che ha voluto giocare, conoscendo la mia passione per la storia, con una vetrata medievale ed un insieme di elementi che vogliono veicolare un messaggio più complesso, sono elementi che raccontano il disco. Ci sono io con uno strumento medievale, i microfoni a simboleggiare la registrazione dell’ep e il palazzo perché questo progetto è stato interamente registrato a casa e poi intorno alla mia figura ci sono un insieme di piccoli nodi che ricordano la terza traccia dell’ep.”  

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