Costellazioni Private è un viaggio nel tempo
Raffaella Destefano, voce dei Madreblu dal 1997 e cantante solista dal 2008, pubblica il suo sesto album Costellazioni Private già in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali
Costellazioni Private è il sesto disco di Raffaella Destefano, voce dei Madreblu dal 1997 e cantante solista dal 2008. Il nuovo album contiene 9 canzoni inedite, 1 versione in italiano di una canzone inglese e 2 brani editi dei Madreblu, riarrangiati e remixati.
L’album accompagna l’ascoltatore in un viaggio nel tempo raccontando la sua vita da quella che è stata, passando dai Madreblu fino a quella di oggi che è in continuo divenire.
I due brani editi dei Madreblu sono “Gli Angeli”, il brano più conosciuto, prodotto e orchestrato da Gino Marcelli con un arrangiamento sinfonico e “Sono io”, brano del terzo disco, rivisto in chiave trip hop da Marco Rigamonti.
Costellazioni Private è un album pop, elettronico, cantautorale e avvolgente ed è stato concepito come un progetto collettivo, ha 6 producers, Luca Urbani, Psiker, Marco Rigamonti, Robert HP White, Gaetano Maiorano, Gino Marcelli, ognuno con la sua visione delle canzoni e della vita. Ogni persona che ha lavorato al disco ha dato un apporto sonoro molto forte, con stima, rispetto e amicizia. “Come in un bosco selvatico, siamo la somma di molte biodiversità, a dimostrazione di quanto sia grande la ricchezza creativa che scaturisce dalla disuguaglianza dei singoli elementi.”

Parafrasando il titolo dell’album quali sono le tue Costellazioni private?
“Questo disco nasce da un momento di grande dolore, di perdita e di grande buio. Può succedere che, quando sei particolarmente sensibile ed esposta, ci siano certe correnti che ti feriscano di più di altre, ci sono certi momenti in cui senti di non farcela. Non è la prima volta che mi capita e non credo sarà anche l’ultima, credo che faccia parte della mia esistenza. È successo che ho dovuto rimettere in discussione un po’ tutto, anche tutta la mia creatività. Sai, quando tu continui a creare ad un certo punto ti fermi e ti chiedi «Che sto facendo, cosa ho costruito fino ad ora?». E rispondi che « Non ho creato niente, è tutto sbagliato, ho sbagliato con le persone». Quando non si realizzano gli obiettivi inizi a vedere un po’ tutto storto. Proprio in uno di quei momenti è come se avessi fatto un passo indietro molto lungo e questo passo indietro molto lungo mi ha portato fuori dall’orbita. Fuori dall’orbita ho inizato a vedere tutto in modo più chiaro, la terra, il cielo, le stelle, le costellazioni, i paletti e tutto ciò che mi è accaduto. Solo che le ho viste diversamente, finalmente luminose ed ho visto che ogni stella ha un collegamento con quella successiva, che ogni canzone ha un collegamento con quella dopo, che ogni scelta musicale ha avuto una sua strada, un suo perché, una sua bellezza, una sua imperfezione perfetta. Questo mi ha dato la possibilità di vedere la mia vita musicale nella sua interezza e l’ho trovata bella e questa bellezza non aveva niente a che vedere con la perfezione. Aveva a che vedere con la vita, con l’esperienza, con gli sbagli, con le maree, con i giorni no, con le belle melodie, con le canzoni e con le emozioni. Questo mi ha permesso di guardare il tutto con molta più gentilezza e anche più bellezza. Ho pensato quindi di dover raccontare che anche nei momenti tremendi è importante fermarsi e guardare il tutto con un occhio un po’ più gentile e trovare un filo che lega tutto quanto, perché c’è.

Ad un certo certo punto della nostra vita comprendiamo il vero concetto del tempo e questo l’ho ascoltato nel tuo album. L’ho ascoltato in Costellazioni private, in Interstella, Gli angeli, Trenta Zerotre. In Interstella ad esempio canti “ora ho capito il tempo.”
“Si, hai ragione, sono andata un po’ avanti e indietro nel tempo. Adesso che me lo fai notare c’è tanto “tempo”, questo disco è un viaggio giocoso nel tempo. Sai, quando nella vita perdi persone importanti e fondanti come ad esempio un padre o una madre, il concetto di tempo cambia, perchè ti rendi conto che ciò che è stato non ci sarà mai più. Il tempo in cui sei figlia non ci sarà più, c’è solo il tempo in cui tu sei persona.”
Ci sono avvenimenti nella vita di ognuno che ci fanno comprendere che cosa sia il tempo. Per esempio, in Costellazioni Private canti “Ho sperato a lungo che si fermasse il tempo” e poi “Ho sperato a lungo che ripartisse il tempo” come se raccontassi di due tuoi momenti di vita. Un primo in cui vuoi che si fermi tutto e che non cambi niente, poi, è come se tu prendessi consapevolezza del momento esatto e quindi avessi voglia di far ripartire il tempo. È come se ci fosse una tua io del futuro, che racconta l’io del passato.
“Hai perfettamente centrato il punto, è un concetto questo che ho affrontato molte volte. Quando, a distanza di anni, ho riascoltato i brani che ho scritto all’inizio della mia carriera ho avuto la stessa sensazione, cioè, una me futura che avesse scritto delle cose passate, è un gioco un po’ quantistico. Adesso, con questo disco, penso di aver chiuso il cerchio. E’ come se io mi fossi sempre pensata un po’ fuori dal tempo o un po’ troppo prima o un po’ troppo dopo e con questo disco, è come se io avessi piegato il foglio, e fossi tornata all’inizio, ma con un’energia completamente diversa. Quindi è come se io avessi fatto pace con questo tempo e avessi accettato il fatto che, come dico in Interstella, si può fare avanti e indietro come pare a noi, perché non esiste un verso, esiste solo quello che vuoi.”
Restando in Interstella dici “Mi pento, ogni volta che non ho saputo stare nel presente”. Siamo sempre proiettati verso un futuro che non c’è, pensando ad un passato che non c’è più e perdendo ciò che di più prezioso abbiamo: il presente.
“Sai che conosco poche persone che sanno stare nel presente. Io adesso riesco a starci un po’ più di prima, complici le esperienze vissute. Ho passato la vita ad essere avanti o indietro nel tempo. Quando fai un disco, quando scrivi canzoni cerchi di mettere dei punti a degli argomenti e gli argomenti di questo disco sono il tempo ed anche l’amore.”
L’album è ricco di collaborazioni, com’è nata quella con Psiker che ha prodotto due brani Videogame e Treanta Zerotre?
“Massimo, Psiker, è un mio fan da quando è giovanissimo poi, in qualche modo, ci siamo avvicinati nel 2016 perché mi ha chiesto di partecipare al suo disco Maximo. Ho fatto un featuring con lui perché mi era simpatico e mi piaceva la canzone, credo che certe cose abbiano un valore al di là del fatto di essere famosi. Certi valori vanno valorizzati e vanno premiati. Questo featuring ha dato il là ad un rapporto di amicizia molto profondo che si è sviluppato nel tempo e che poi è diventato una sorta di momento giusto, posto giusto e situazione giusta e mi ha aiutato a far partire tutto questo. Devo dire che, se c’è Costellazioni Private, gran parte del merito è suo perché mi ha dato forza, mi ha dato sostegno, mi ha dato fiducia in un momento di buio. Psiker ha prodotto anche due brani bellissimi, quindi devo dire che questo rapporto, nato come fan dei Madreblu e di Raffaella Destefano è diventato un rapporto invece completamente paritario, anzi, spesso lo chiamo per sapere cosa ne pensa di certe cose e mi sostiene, è entrato a tutti gli effetti nel mio gruppo ristretto di persone fidate.”


Com’è nata l’idea di abbinare all’album un gioco con le carte?
“Nel 2018 ho pubblicato un EP “Un Atlante di me” che è una sorta di racconto, di colonna sonora del viaggio che ha fatto il mio compagno in Sudamerica, sulla Panamericana. Lui ha fatto 10.000 chilometri in scooter da solo ed io ho fatto il mio viaggio. Per l’uscita di questo disco abbiamo creato un cofanetto con dentro il CD, un libretto fotografico che racconta i nostri due viaggi, più degli adesivi e tutta una serie di divertissement personalizzato. Le carte, in questo senso, sono un po’ un retaggio anche del mio lavoro, perché oltre ad essere musicista sono una digital storyteller, quindi mi occupo di comunicazione, di social e di marketing. È da qualche anno che si usano le carte per darsi ispirazione e per questo motivo ho pensato di inserirle nell’album anche perché ti danno la tua posizione nel mondo. Quindi qualcosa di divinatorio ed inaspettato, un po’ olistico ma non troppo e un po’ casuale ma non troppo, quindi un gioco per divertirsi e per lasciare spazio alla decisione che non è tua. Cioè non sei tu a decidere dove stai, è il caso. Tu peschi una carta e ti trovi catapultato in questo mondo rappresentato dai testi delle canzoni. Peschi una carta gialla e peschi un testo delle canzoni, poi peschi una carta dove ci sono invece le facce di tutte le persone che hanno partecipato al progetto e ognuna di queste carte, ti dice una frase che è profondamente legata al carattere di questa persona. Quindi, è un po’ una duplice situazione: un po’ casuale e un po’ causale. Ti dico una cosa in più, il fatto di pescare ti toglie la responsabilità. A me piace pensare di usare la casualità come qualcosa che non ti sei cercato, ma che in fondo sai che ti appartiene.”
Tornando al tema del viaggio, cosa stai costruendo nel presente per il tuo futuro artistico?
“Sto costruendo delle relazioni, questa è la cosa su cui sto lavorando. Costruire relazioni per me significa avere una chance di essere ascoltata, di lasciare delle porte aperte per delle collaborazioni o per qualcosa che succederà domani. Tutto nasce dalle relazioni, se non hai relazioni puoi essere la più brava del mondo, ma in realtà non basta. È importante far sentire cosa faccio ma non è più l’unica cosa che conta. Più costruisci relazioni e più si aggiungono relazioni e più si fa spazio.”

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