Damiano:"Chi sogna ad occhi aperti diventa un vero sognatore"

Damiano:”Chi sogna ad occhi aperti diventa un vero sognatore”

Vasco canta Rewind è il nuovo brano di Damiano

È disponibile in rotazione radiofonica ed in digitale “Vasco Canta Rewind”, il nuovo singolo di Damiano, che racconta la storia di Lisa, una ragazza che per il suo diciottesimo compleanno si regala un biglietto per il concerto di Vasco Rossi. In particolare viene descritto il momento dei 18 anni,  quando si diventa adulti e si può rischiare di inseguire veramente i propri sogni tagliando il cordone ombelicale ed iniziando a vivere la propria vita.

Il videoclip è il sequel di ‘’Solo Una Volta Ancora’’ (precedente singolo di Damiano) e racconta la storia di Lisa in un ibrido live dove la protagonista prede parte al concerto del suo cantante preferito e la realtà si fonde con la fantasia.

Damiano Morisoli, in Arte Damiano, ha 22 anni ed è un cantante, attore e ballerino.
Il suo percorso artistico inizia all’età di 8 anni con la danza Hip-Hop, disciplina che lo porta ad avere il primo contatto con pubblico, tramite esibizioni locali e competizioni nazionali e internazionali, riuscendo ad ottenere anche diverse vittorie, sia come singolo che come membro di una crew.  La danza lo porta alla recitazione, altra sua grande passione che coltiva ancora oggi, e successivamente al canto. Queste tre discipline gli permettono di giocare il ruolo di protagonista in un film Svizzero, con la produzione di Paolo Meneguzzi e prossimamente pubblico. Damiano rispetta molto Paolo e descrive la sua scuola (dove ha studiato fino a qualche mese fa) come una seconda casa, un luogo magico e sicuro dove creare. Attualmente studia recitazione a Roma presso la Tiziano Tozzi Accademy.

Vasco canta rewind è la tua nuova canzone, di cosa ci parli e qual è il messaggio contenuto nel brano?

“Vasco canta rewind, è la storia di Lisa, una ragazza che per il suo 18esimo compleanno decide di andare a vedere il concerto del suo cantante preferito. Lisa è una ragazza piena di sogni, di voglia di vivere ma che vive un’adolescenza un po’ stretta. I suoi sogni  sono i miei, ma credo che in ognuno di noi esista una Lisa così. I suoi genitori sono al limite del divorzio, litigano, e la figlia passa un po’ in secondo piano. Dovendo accettare questa situazione si dà un momento di libertà andando a vedere questo concerto. Inizialmente era un brano in acustico poi ho scelto questa modalità per dare più vita.”

La musica segue un canale uditivo mentre il colore segue un canale visivo ed entrambi, pur avendo poche proprietà sensoriali in comune, sono in grado di provocare emozioni. Qual è secondo te il colore del rumore del petalo che cade che canti nella tua canzone e possiamo intendere quella parte del testo come un tuo invito a vivere a pieno tutte le nostre emozioni?

“Si, è un invito a vivere a pieno ma soprattutto ad essere qualcuno o qualcosa. Durante l’anno ci sono 4 stagioni; molti alberi perdono le foglie, cambiano colore, crescono si spezzano, cadono, fioriscono fanno frutti che cadono e a loro volta permettono di creare un altro vegetale, ecco noi dobbiamo osservare e capire che siamo così. Noi siamo quel colore e quel disegno, siamo quel cantante che ammiriamo, siamo anche le persone che odiamo. Per essere noi ci si serve degli altri e di conseguenza noi siamo anche gli altri.”

Vasco in Rewind canta il vivere le emozioni e il desiderio. Lui canta mi aiuto con le illusioni e vivo di emozioni, quale potrebbe essere secondo te la differenza tra le illusioni che canta Vasco e i sogni che invece canti tu?

“Il sogno diventa illusione quando non trova spazio nella realtà ed è giusto che sia così, come voler respirare sott’acqua o sotto la lava. Noi possiamo anche illudere i sogni credendoci e perseguendo la strada nella realtà.”

La canzone è accompagnata da un video, un terzo episodio, cosa ci puoi dire del video, hai dato tu qualche suggerimento per la realizzazione e chi ha collaborato con te?

“Il videoclip è un ibrido tra realtà e fantasia del concerto del cantante preferito di Lisa. Lei prende parte alla scena ballando, cantando, suonando e cercando di mischiare i sogni con la realtà. Ma chi gestisce tutto questo? È un curioso mistero, chi è? Ho collaborato con il regista Albert Edinof e tre ballerine, attrici e cantanti.”

Video che è strettamente collegato con un tuo precedente brano. Solo una volta ancora. Ci puoi dire la storia che collega i tuoi videoclip?

“La storia e le immagini sono le stesse cosa. Solo che cambiano i punti di vista. Solo una volta ancora parla della capacità/possibilità di rivivere ancora solo un momento per viver più a fondo, mentre Vasco Canta Rewind, è la storia di Lisa che vuole iniziare a vivere davvero (vivere più momenti).”

Cantante, ballerino e attore e recentemente hai preso parte ad un film prodotto da Paolo Meneguzzi. Cosa ci puoi raccontare del film e della tua esperienza?

“Non posso dire molto, posso dire che sono il Protagonista ed è stata un’esperienza indimenticabile. La magia del set, lavorare un mese intero con professionisti e un cast di decine e decine di persone a disposizione per lavorare al film. Un’esperienza unica e irripetibile. Ma speriamo si ripeta.”

Hai studiato presso la scuola di Paolo Meneguzzi, quali sono stati i consigli che Paolo ti ha dato per affrontare il mondo della musica e quali sono i tuoi progetti futuri?

“Umiltà, sorriso, e prendere tutto quello che arriva come un traguardo. In futuro senz’altro brani, brani, brani, poi aspettiamo l’uscita del film.”

Ci piace abbinare la musica alla cucina quindi ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perché?

“Credo che sarei un sorbetto al Limone e Melograno, perché si bilanciano e vanno bene dopo i pasti.”

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Jaboni:"Heads Up è un inno all'unicità"

Jaboni:”Heads Up è un inno all’unicità”

È in radio e su tutte le piattaforme digitali “Heads UP”  il terzo singolo di Jaboni

È in radio e su tutte le piattaforme digitali “Heads UP”  il terzo singolo di Jaboni, un invito a camminare a testa alta, un inno alla bellezza della diversità, spesso superficialmente etichettata dalla società contemporanea.

Simone Iaboni, in arte Jaboni, classe 1982, cantautore, interprete, architetto nasce a Frosinone e si trasferisce a Roma all’età di 20 anni. Qui frequenta l’Accademia di musica Scarlatti, partecipa a diversi concorsi locali e nazionali, tra cui il Tour Music Fest nel 2017, anno in cui partecipa al Music Camp presso il CET di Mogol. Nel 2018 entra a far parte del coro romano gospel “All Over Gospel Choir” con il quale si esibisce nei teatri e palcoscenici della capitale. Lo stesso anno diventa membro del coro “Le Mani Avanti” diretto dal maestro Gabriele D’Angelo, con cui partecipa a diverse manifestazioni canore a Roma e in Italia, come il “Vokal Fest” all’Auditorium Parco della Musica. Con loro, durante il lockdown, partecipa alla realizzazione di una cover a cappella del brano di Des’ree “You gotta be” andato in onda su Rai1 nel programma “Musica che unisce”. Scrive testi in italiano e in inglese e collabora attivamente alla composizione di brani con la GIL produzioni, del produttore artistico Giorgio Lorito

Il 16 aprile 2021 esce il suo singolo di debutto “Love comes back to me” prodotto da Giorgio Lorito per Gil Produzioni. Il brano supera i 50k streams su Spotify e il videoclip viene trasmesso in anteprima su Sky Tg24 e in onda sugli schermi Telesia delle maggiori metro ed aeroporti italiani. Il 3 dicembre esce il secondo singolo “Endless Time”.  Il videoclip del brano viene presentato in anteprima su Il Messaggero.  Nel 2022, l’artista torna con “Heads up”, il suo terzo singolo rilasciato il 25 marzo.

Cosa ci parli in Heads Up?

Heads up è un invito ad essere se stessi è un inno a quanto sia importante esserlo senza entrare nelle logiche del condizionamento degli altri e della società. È un brano che nasce dalla mia esperienza adolescenziale quando non riuscivo sempre ad esprimere me stesso. Vuole essere quindi un invito a celebrare la propria essenza ed unicità perché il rischio è cadere nella logica di massa e nel far parte necessariamente di un gruppo. Quando esci fuori dal gruppo spesso sei etichettato, sei non capito e l’ottica deve essere quella di rompere questa logica. Quello che conta nella vita è la verità e riuscire ad essere sé stessi non è sempre facile ma dovrebbe esserlo, perché non c’è nulla di più naturale in questo. Non dovrebbero esserci approfondimenti, spiegazioni o analisi sul perché siamo fatti in un determinato modo, perché più se ne cerca il motivo più cadiamo in errore: siamo semplicemente quello che siamo.  “Heads up” è quindi un inno a tutte quelle persone che la società etichetta come “diverse” con l’illusione di poterle racchiudere in categorie di pensiero.” 

Questa canzone è accompagnata da un videoclip nel quale ci sei tu al centro della scena, cosa ci puoi raccontare?

“Il video è una produzione della Big Carrot Production e abbiamo ideato insieme il contenuto, volevamo fosse semplice e d’effetto e quindi abbiamo tolto filtri ed ambientazioni per lasciare solo l’essere umano come protagonista. Sono io al centro della scena proprio per sottolineare il messaggio della canzone e cioè rimettere se stesso al centro.”  

Quello che notato negli ultimi tre videoclip che hai pubblicato Love comes back to me, Endless time e Heads up tu sei sempre da solo. Si, è vero, in Endless time con te c’è un bambino ma nella storia che racconti in quella canzone quel bambino sei sempre tu. Come mai questa scelta?

“Si, perché esiste un collegamento tra i tre video così come tra i tre brani che fanno parti di un unico progetto. Si parte dal viaggio e si affrontano vari temi. Nel video ci sono dei rimandi all’outfit usato proprio in Heads Up ed in Endless. Stesso discorso per alcune scene e dinamiche di Heads up con Love comes back to me. È l’idea che i tre video, anche se legati a tre canzoni e concetti diversi, siano comunque legati da un filo e il fatto di essere il protagonista assoluto è un presentarmi al pubblico così come sono.”

Hai dichiarato che bisogna essere “fieri delle nostre storie, fatte di sofferenze e conquiste”. Possiamo aggiungere anche dei nostri sogni?

“Assolutamente si, perchè il sogno è uno dei motori della vita, continuare a sognare, come dicevo nel brano precedente Endless Time è quello che ci fa sentire più vivi.”

In Endless time di cosa ci parli?

“La canzone parla di un viaggio metaforico che ognuno di noi deve compiere per raggiungere le proprie passioni e i propri sogni e per farlo c’è una ricetta che cerco di dare nella canzone che è quella di risvegliare il bambino che è in noi per farci. È una esigenza che abbiamo dentro di noi, arriva sempre il momento in cui diventa impossibile contenerla. A volte può avvenire perché sentiamo l’esigenza di una fuga dalla vita di tutti i giorni cercando salvezza e rifugio nei nostri sogni.”   

Com’è nata questa canzone?

“Questa canzone è nata nel momento in cui mi è venuto in mente quando ero bambino e sognavo di fare musica, immaginavo di stare davanti ad un pubblico e mi sono reso conto che quel sogno era ancora dentro me ed il testo della canzone parte proprio da questo.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Adesso ho in programma di far uscire altri brani sempre in lingua inglese perché il mio progetto, che racchiude questi tre brani, è molto più ampio e durante il corso del 2022 voglio pubblicarli singolarmente, brano dopo brano, in modo da poter dedicare più attenzione ad ognuna delle canzoni e raccontare sempre una storia diversa e farmi conoscere sempre di più.”

Mi piace abbinare la musica alla cucina e quindi ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perché?

Sarei un dolce, un Tiramisù perché è abbinato il dolce della crema con il caffè che da il ritmo giusto che ci serve”

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Enrico Ruggeri: “Ci sono cose di me che sono più chiare quando scrivo rispetto a quando vivo”

Enrico Ruggeri: “Ci sono cose di me che sono più chiare quando scrivo rispetto a quando vivo”

La Rivoluzione il nuovo album del cantautore milanese parla di rapporti umani, di sogni adolescenziali e di una generazione che si è scontrata con la vita

“La Rivoluzione” (Anyway Music) è il nuovo album di Enrico Ruggeri, un disco che parla di rapporti umani, di sogni adolescenziali e di una generazione che si è scontrata con la vita, rappresentata dall’iconico scatto di copertina, una foto della classe di Enrico Ruggeri al Liceo Berchet, anno scolastico ‘73/’74.

Il cantautore ha lavorato per due anni a tutti i brani dell’album, con la collaborazione di Andrea Mirò in “Gladiatore” e di Massimo Bigi in “La Rivoluzione”, “Non sparate sul cantante”, “Parte di me” e “Glam bang”.

Vincitore del Premio Tenco nel 2021, in oltre 40 anni di carriera Enrico Ruggeri ha scritto pezzi di storia della musica italiana, per se stesso, per i Decibel e per altri grandi artisti. Affonda le sue radici nel punk, in bilico tra rock e synth pop senza mai rinunciare alla melodia. Al cantautorato affianca l’attività di scrittore (il suo ultimo romanzo è il best seller “Un gioco da ragazzi” per La Nave di Teseo), conduttore televisivo e radiofonico.

È il Presidente della Nazionale Cantanti, Associazione nata nel 1981, da un’idea di Mogol per sostenere cause benefiche e per creare un’occasione di aggregazione tra i cantanti e non solo. Un’associazione, attualmente guidata dal Direttore Generale Gian Luca Pecchini, che sostiene il valore dello sport e della musica, per veicolare messaggi di pace e solidarietà non solo in Italia ma nel mondo. Nazionale Cantanti e Fondazione Progetto Arca hanno sostenuto il progetto “Profughi di Guerra” relativo all’“Emergenza Ucraina”.

“Ho passato la vita a fare 1 album all’anno e poi a un certo punto ho saltato 3 anni. Questo disco – racconta Enrico Ruggeri –  quindi arriva dopo un lungo periodo di lavoro e programmazione, per me è come se fosse un best of, in cui ho raccolto le canzoni più belle che ho scritto in questi ultimi anni. È un album che mi è costato tanto lavoro, tanti giorni passati con gli amici in studio, da Fortu Sacka a Sergio Bianchi (già mio ingegnere del suono in anni precedenti). Sono stati fondamentali anche la creatività della band, Marco Montanari, arrivato in corsa, e Massimo Bigi, che firma con me alcune canzoni alle quali ci siamo approcciati in maniera diversa, partendo da un suo spunto e elaborandolo.”

Hai dichiarato che questo album ti è costato tanto lavoro, possiamo aggiungere che ti è costato anche tanti ricordi anche di notti notti da asciugare e vuoti immensi, per citare due parti della canzone Parte di me?

“Si, questo è un album diverso dagli altri, proprio da un punto di vista pratico. Io in quarant’anni ho fatto 37 album, siamo quasi a uno all’anno, Adesso sono passati tre anni dall’album precedente, molto per motivi intuibili vedi pandemia e restrizioni. Tutto questo in realtà ha fatto sì che io mi prendessi tutto il tempo perché ho la fortuna di avere il mio studio e quindi di non avere scadenze. Questa volta sono arrivato in studio con le canzoni e i primi giorni li abbiamo spesi a parlare delle canzoni, a ragionare sul testo e sulle musiche, su come realizzare poi subito dopo abbiamo iniziato a suonare e dopo ancora abbiamo iniziato ad accendere le macchine per registrare . Questo perché volevo essere certo che il suono che avevo in mente, il Santo Graal che ogni musicista ha e cioè il suono, fosse anche quello che avevano in mente anche gli altri della band e quindi ci voleva più tempo”

Tutto questo tempo è stata quindi un’opportunità?

“Esatto, è stato l’opportunità per scrivere un romanzo che ho iniziato a marzo 2020 e poi l’ho finito in estate e poi per tutto il resto del tempo lavorare all’album perché l’obiettivo era che questo album avesse una riconoscibilità ancora prima che io iniziassi a cantare. L’aspetto importante era che prima ancora di cantare si capisse che era il mio album.”

Hai dichiarato che quello che abbiamo vissuto tutti è stato “un periodo logorante che ha esasperato la solitudine in cui abbiamo ascoltato poco”, forse perché il non ascoltare soddisfa il nostro bisogno di sicurezza. Soltanto l’ascolto reale e profondo di noi stessi ci porta ad abbandonare la nostra area di comfort e quindi ci porta a fare la rivoluzione. Questo album, questo messaggio arriva nel momento giusto

“Assolutamente, oggi su qualsiasi cosa ci si divide in due tifoserie. Qualsiasi argomento: pandemie, guerra qualsiasi cosa e ognuno ascolta solo quelli che la pensano come lui non c’è possibilità di essere sfiorati dal dubbio o dalla curiosità di dire: «Ma quello che sostiene una tesi diversa dalla mia cosa ha da dirmi, fammi sentire perché la pensa così diversamente da me». Ecco, noi non siamo più abituati a fare questo.”

Parafrasando i titoli di due canzoni dell’album La rivoluzione è parte di me e La rivoluzione parte da me nel videoclip de La Rivoluzione ci sei tu che lentamente ti trasformi, ti metti una maschera e alla fine del video allo specchio invece viene riflessa la tua immagine senza nessuna maschera. Con questo che cosa ci hai voluto dire?

“C’è una parte di noi che rimane sempre con il candore e l’entusiasmo dell’adolescenza e c’è un’altra parte della nostra anima che si guasta e si imbruttisce perché la vita è complicata. Nella copertina dell’album ad esempio ho messo degli adolescenti, ho messo la mia classe a significare quanto la vita cambi da quando siamo adolescenti e ci immaginiamo una vita che poi non sarà così e quindi nel video lo stesso il lui “normale” si guarda con il lui “rovinato”. C’è tutta una letteratura sull’invecchiamento, logoramento e sullo sdoppiamento vedi Dorian Grey o Frankenstein, Dottor Jekyll e Mister Hide e anche nel video ci sono questi temi. A volte abbiamo un’anima candida e a volte abbiamo un’anima sporca.”

Restando su queste due canzoni ne La rivoluzione canti “Siamo quello che resta di certi sogni appesi al soffitto di quest’ultima festa” mentre in Parte di me canti “Ci sono sogni lasciati in terra”. Quindi ti chiedo quali sono questi sogni che sono ancora appesi al soffitto e quali sono quelli che invece hai lasciato per terra?

“Il mio sogno dell’adolescenza era proprio quello di suonare, non come fanno oggi come rivalsa sociale, non volevo dire: «Beccati questa o rosicate». Volevo solo suonare perchè era la cosa che mi faceva stare bene e quindi nel periodo dell’adolescenza il sogno era fare dei dischi, due o tre magari, e da questo punto di vista si sono altro che realizzati. Poi un po’ perchè l’appetito vien mangiando un po’ perché conosci la vita quando poi ho iniziato ad essere un musicista conosciuto, un musicista professionista, come tutti del resto, ci sono stati dei progetti che non sono andati in porto o cose che speravo andassero in modo e poi sono andate in modo diverso. Questa è la vita”

Proprio continuando sul tema della letteratura due canzoni dell’album mi hanno fatto pensare a Gabriel Garcia Marquez e cioè La mia libertà, che tratta il tema della morte, e Glam Bang. L’autore nei suoi scritti racconta di personaggi soli, del lento ed inesorabile scorrere del tempo e della morte. Ne La mia libertà canti “la mia libertà è restare solo, la felicità sarà spiccare volo”. Invece in Glam Bang tu canti, “c’è una parte di noi che non scrivo e non dico”. Queste parti dei due testi mi hanno riportato alla mente Cent’anni di solitudine nel quale la protagonista ascende al cielo e scompare alla vista della famiglia e quanto detto dallo scrittore colombiano che gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.

“In La mia libertà la solitudine possiamo vederla anche come premio e liberazione dalle brutture mentre in Glam Bang quella parte che non dico magari è perché non la so, oppure non l’ho capita o perché non sono sicuro di dirvela perché troppo intima. Le licenze poetiche vanno anche al di là di chi scrive nel senso che non si può capire tutto fino in fondo”.

Enrico Ruggeri: "La rivoluzione è un album che mi mette a nudo più di tante parole"
Enrico Ruggeri: “La rivoluzione è un album che mi mette a nudo più di tante parole”

Tu hai scritto canzoni che resteranno nella storia della musica ed hai scritto canzoni anche per altri artisti. Mi viene in mente “Quello che le donne non dicono” cantata da Fiorella Mannoia che al Festival di Sanremo ha vinto il premio della critica. Quando scrivi quelle canzoni le scrivi per te e poi vengono donate ad altri artisti oppure nascono con l’intento di essere donate?

“Le scrivo per me, per il piacere che provo nello scrivere canzoni. A volte inizio a scrivere canzoni che non mi piacciano ma la scrivo lo stesso proprio per il piacere di scriverle, poi le butto. Scrivere canzoni è un pò un cruciverba con la mia anima e a volte prendono strade diverse per i casi della vita. “Quello che le donne non dicono” è nata così in versione femminile e mi sono reso conto che quantomeno in prima battuta non potevo cantarla io, poi ogni canzone ha la sua storia. Ci sono cose di me che sono più chiare quando scrivo rispetto a quando vivo”

Magna Charta, la prima traccia dell’album è raccontata e non cantata e più volte ripeti che abbiamo mangiato la polvere e mi ha riportato alla mente proprio il brano polvere quando ripeti più volte Non mi cercare che non mi riconoscerai

“Ci sono delle immagini molto forti, che sono la polvere e le stelle e c’è anche un album che si chiama Fango e stelle e “l’abbiamo mangiato la polvere guardando le stelle” sono gli alti e bassi della vita, sono i momenti della vita controversi quando ti senti il più forte del mondo e un attimo dopo ti senti più debole e credo sia un qualcosa che succede a tutti.”

L’album è disponibile in digitale, in versione CD e vinile ed è prodotto da Enrico Ruggeri con Fortu Sacka e Sergio Bianchi. Hanno suonato Paolo Zanetti (chitarre), Francesco Luppi (tastiere), Alex Polifrone (batteria), Fortu Sacka (basso), Stefano Marlon Marinoni (sax), Davide Brambilla (fiati) e Andrea Mirò (archi).  Il disco contiene due featuring: con Francesco Bianconi in “Che ne sarà di noi”, amicizia nata due anni fa a Musicultura, e con Silvio Capeccia in “Glam bang”, insieme al quale 50 anni fa (1972) aveva fondato gli Champagne Molotov, prima dei Decibel.

Le altre canzoni contenute nell’album  e raccontate dal cantautore milanese sono “La fine del mondo”, in bilico tra sentimenti e voglia di combattere, e “Non sparate sul cantante”, metaforica cavalcata sul ruolo dell’artista nel mondo di oggi, “Che ne sarà di noi”, in bilico tra speranza e smarrimento (e qui c’è un Francesco Bianconi che aggiunge poesia con la sua voce profonda ed evocativa) e “Alessandro”, la storia vera di un amico fraterno costretto a una non vita da una terribile malattia. Con “Gladiatore” si torna al “nuovo rock”, che trova in “Vittime e colpevoli” il suo risvolto epico-orchestrale. “Un album che mi mette a nudo più di tante parole”.

Carlo Mey Famularo:"In Cuba Cafè canto gli odori e sapori dell’amore che rende felici"

Carlo Mey Famularo:”In Cuba Cafè canto gli odori e sapori dell’amore che rende felici”

Il cantautore napoletano e interprete della sigla di “Un posto al sole” pubblica il suo nuovo album

È disponibile in streaming e in digital download “Cuba Cafè” (https://makarl.wixsite.com/cubacafe), il nuovo album di Carlo Mey Famularo, il cantautore napoletano e interprete della sigla di “Un posto al sole” dal 1996. 

Cuba Cafè”, distribuito da Believe Digital, contiene 10 brani: 8 inediti scritti da Carlo Mey Famularo e da Max Marcolini, storico co-produttore di Zucchero “Sugar” Fornaciari, che ne ha anche creato l’arrangiamento, 1 cover del brano di Zucchero “Hey Man” e il brano “Un Posto al Sole”, sigla dell’omonima serie tv, riproposto in una nuova versione e arricchito dalla voce della cantante Stefania Orrico. L’art-work del disco è a cura di Dario Frattolillo, le foto di Amy Eoukich.

«Cuba Cafè è un album che ho sempre desiderato scrivere e finalmente sono riuscito a trovare la giusta ispirazione per realizzarlo – dichiara Carlo Mey Famularo– È nato durante la pandemia e parla di cose belle: degli odori, dei sapori, dell’amore che rende felici e che ci fa sentire vivi»

Com’è nata l’idea di questo album?

“Questo album nasce dal mio fortunato incontro con Max Marcolini, che ho conosciuto a Milano durante la presentazione dell’ultimo album di Zucchero, è nato subito un feeling tra noi: «Tra i musicisti sai com’è?» O nasce un feeling o non nasce niente (ride). Quindi abbiamo iniziato a lavorare insieme, avevamo pensato ad un singolo e poi è venuto fuori un album perché durante la pandemia, come tutti gli artisti, siamo rimasti fermi in casa, ma nella mia mente c’era questa voglia di viaggiare e di rivedere i posti che avevo visto di recente e Cuba è stata la meta del mio viaggio fatto di musica e note, quindi sono stato bene anche se chiuso in casa. Le note mi hanno aiutato a superare quel periodo e mi hanno dato la possibilità di produrre il miglior album che io abbia mai prodotto.”  

Infatti leggevo che hai dichiarato che questo è stato l’album che avevi sempre desiderato produrre. Possiamo dire che tutta questo che abbiamo vissuto ti ha dato il coraggio di scriverlo?

“Esatto, è  proprio questo perché nelle difficoltà si trova il genio che resta lì in attesa che tu lo provochi. I pensieri erano tanti in quel periodo però la voglia di vivere e di tornare a viaggiare mi hanno dato la possibilità di scrivere questo disco e raccontare cose che magari non avrei mai raccontato prima. Questo disco è autobiografico, parlo delle cose che sono andate bene e cose non sono andate poi così bene, in sostanza è stata come una seduta psicologica e con la pandemia ho trovato il coraggio di scrivere cose che prima non avrei scritto. Durante le zone rosse e lockdown avevo i miei permessi per recarmi in studio, ricordo che eravamo in tre nel treno mentre andavo a La Spezia a registrare i brani. Io non mi sono mai preoccupato della solitudine, perché la solitudine non esiste, tu puoi stare in mezzo alla gente ed essere solo lo stesso.”

Ph. Amy Eoukich

Quindi questo viaggio a Cuba sulle ali delle note rappresenta il viaggio della tua vita, è un viaggio che racconta te stesso?

“Se io volessi raccontare me stesso mi vedrei come quei grandi scrittori o pittori che alla fine della propria vita si trovano su un’isola bella come Cuba (ride). Negli anni precedenti ci è stata tolta la vita, per noi musicisti la vita è fare concerti e socializzare con le persone e quindi o se ne veniva fuori più forte oppure era davvero un disastro.”

Se volessimo trovare un’unica rotta che unisca tutte le canzoni di questo tuo viaggio quale sarebbe?   

“Mi piace pensare al caffè, perché quando penso al caffè penso al calore di una storia d’amore, penso alla passione. È come quando tu stai conoscendo una persona a cui poi vuoi bene e che pensi sia la persona giusta e poi quando vivi la storia questo caffè è molto forte, molto bollente, poi però quando si raffredda stai arrivando alla fine della storia. Quindi per me il caffè è il filo conduttore.”

Nell’album oltre ai tuoi brani c’è una cover di una canzone di  Zucchero. Perché proprio Hey Man?   

“È una canzone che ho sempre amato e poi io seguo Zucchero dai tempi di Rispetto. Fare quella cover mi ha ricordato un periodo bellissimo della mia vita che coincise con l’uscita del suo album “Blue’s” e poi perché  Hey Man è una caznone che parla dello stare insieme, parla di musica. Zucchero l’ha dedicata ad un grande musicista ed io, in questo caso, l’ho dedicata a lui perché se oggi in musica mi devo riferire a qualcuno mi riferisco a Zucchero come cantautore.” 

Dopo “Un giorno in più”, “Soul Cafè” e “Donna nera”, è online il videoclip di “Spirito(https://youtu.be/XL_Tc54fCS0), l’ultimo brano estratto dall’album “Cuba Cafè”.  Il videoclip diUn giorno in più(https://youtu.be/x2HxkRv9GhM), brano realizzato con la produzione di Max Marcolini, è presente anche sul sito della Biennale di Luanda 2021, promossa dall’UNESCO e sostenuta dall’ Ambasciata Italiana in Angola. 

Ho notato un particolare in quasi tutti i video che tu hai pubblicato e cioè si vedono tante persone ma mai insieme, sono sempre da sole, come mai questa scelta?

“Nei video mi piace sempre fare la parte del racconta storie, non mi piace interagire con i personaggi. Mi piace ci sia quel distacco perché così si dà più importanza alla musica piuttosto che alla storia in sé. Come vedi nei video sono sempre protagoniste le donne, le presenza femminili sono importanti,  quindi non mi piace contaminare la scena. Poi non si sa mai i prossimi video cambio idea (ride) .”

Ph. Amy Eoukich

Il ricavato dell’albumCuba Cafè verrà devoluto all’Associazione benefica Emergenza Musica, di cui Carlo Mey Famularo è responsabile in Italia insieme al dott. Mauro Gallo, che si prefigge di regalare strumenti musicali ai ragazzi dei ghetti più poveri dell’Africa occidentale seguendo lo slogan “mettiamo strumenti di pace nelle mani dei ragazzi” (https://makarl.wixsite.com/musicemergency).

Una parola da poter abbinare al tuo album è anche solidarietà.

“Si, io sono legato ad un progetto molto importante e voglio donare parte dei proventi di questo disco all’acquisto di chitarre acustiche per i ragazzi dell’Africa occidentale infatti avrò un aiuto dell’ambasciata italiana ad Angola. L’intenzione è fare questo regalo a dei ragazzi che hanno bisogno anche di cultura oltre che cibo e vestiti perché è così che si vincono anche le guerre come ci hanno insegnato John Lennon e Bob Dylan. Quindi più streaming e più download ci saranno più chitarre potrà acquistare.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Mi sto organizzando perché porterò questo disco in giro per i teatri, ad esempio ad Ottobre sarò al Trianon di Napoli e il mio spettacolo si chiamerà “Un posto al soul”, mi sono ispirato al nome “Un posto al sole”. Soul, anima e sole vanno d’accordo (ride).”

La sigla di “Un posto al sole” va in onda dal 1996 su Rai Tre ed è ascoltata ogni sera da 1,4 milioni di persone in Italia e da 20 milioni di italiani residenti nel mondo, grazie a Rai Italia. Con quasi 6000 puntate in 24 anni, la sigla, e così la voce del cantautore, detengono un record di presenza su una rete nazionale. Proprio per la longevità e la qualità del brano, a cui il pubblico si è sempre dimostrato tanto affezionato, Carlo Mey Famularo ha ricevuto un premio in Canada nel 2019 dalla Soundtrack Film & fiction di Toronto.

Ecco, che cosa rappresenta per te “Un posto al Sole”?

“È stato sicuramente una sorpresa, prima della pandemia io ho girato il mondo da San Pietroburgo a New York ho partecipato a tanti eventi nei quali proponevo la mia musica e tanti altri successi della musica italiana e napoletana e quando mi sono trovato in giro per il mondo, persino a Rio De Janeiro, nei posti gestiti da italiani tutti conoscevano la sigla di Un posto al sole. Visto che questa canzone è molto popolare è giusto che le persone sappiano chi la canta da 25 anni. Tra l’altro sono l’unico cantante italiano di voce maschile che da 25 anni entra in casa delle persone tutte le sere, non per rubare (ride) ma per allietare. Un posto al sole è anche la trasmissione italiana più seguita all’estero e quindi sono tutte sorprese per me. Anche quando sono stato al Master Theater di New York con Fausto Leali, Clementino e tanti altri artisti il pubblico, circa 1500 persone, cantava Un posto al Sole (ride). Quindi molte soddisfazioni e sorprese.”

È possibile prenotare una copia in formato vinile diCuba Cafèaccedendo al link https://makarl.wixsite.com/prenotacubacafe oppure mandando una e-mail a carlomeyfamularo@yahoo.it

Questa la tracklist di “Cuba Cafè”: Cuba Libero”, “Ahi Mi Rovinahi”, “Soul Cafe”, “Donna Nera”, “Non Mi Rompere il Blues”, “Sentirò il Vento”, “Spirito”, “Un Giorno In Più”, “Un Posto Al Sole”, “Hey Man”.  

Carlo Mey Famularo, è un cantautore e musicista napoletano, noto come l’interprete maschile della sigla della celebre soap-opera italiana “Un Posto Al Sole”.  Inizia la sua carriera musicale nel 1991, suonando con Billy Preston e Sam Moore in una data della loro tournée Italiana. Nel 1994 è ideatore di “Canzoni per la Vita” (Warner Music), album a cui partecipa con un brano, insieme ad artisti come Ivan Graziani, Paolo Vallesi e Lighea. Nel 1996 interpreta insieme a Monica Sarnelli la sigla musicale della soap-opera “Un Posto al Sole”. Nel 1997 esce “Spiritonero”, il primo album da cantautore di Carlo Mey Famularo, distribuito da Rti Music mediaset group. Nel 2002 esce l’album “Konfusione”, distribuito da Sony Music Italia e realizzato da musicisti del calibro di Massimo Riva (chitarrista di Vasco Rossi). Nel 2005 pubblica il terzo album “Night Club”, interamente registrato a Toronto e prodotto da Joel Joseph e Kenny Moran (musicisti di Nelly Furtado e produttori di Earth Wind and Fire). Nel 2014 pubblica la raccolta “Fragile Collection 2014”. Nel 2018 realizza il suo quinto album “Accadrà” in cui figurano collaborazioni con musicisti quali Paolo Costa, Giorgio Cocilovo, Fabrizio Fedele, Ernesto Vitolo, Luca Rustici, Joel Joseph e Kenny Moran. A giugno 2020 pubblica “Soul Cafè” il primo singolo che anticipa l’album “Cuba Cafè”. Nel 2020, Carlo Mey Famularo, riceve un premio dalla Comunità Italiana al Festival Italiano “Bronx” da parte del sindaco di New York Bill de Blasio, e nel 2022 ritira a Sanremo il prestigioso premio AFI/Lucio Dalla (Associazione Fonografici Italiani) per i 25 anni di presenza della sua voce nella celebre sigla televisiva che ha raggiunto il record di 6.000 puntate.

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Loris Al Raimondi:"In Passing Through Emotions ho trasformato le emozioni vissute in musica"

Loris Al Raimondi:”In Passing Through Emotions ho trasformato le emozioni vissute in musica”

Nel nuovo album il musicista e produttore italo-svizzero racconta in musica il suo percorso di vita attraverso le emozioni provate.

È disponibile su tutte le piattaforme digitali “Passing Through Emotions” (https://lnk.site/passing-through-emotions), il nuovo album del musicista e produttore italo-svizzero Loris Al Raimondi. Hip-Hop, Jazz e Soul mescolati in album strumentale che vede la partecipazione del leggendario chitarrista Mike Stern e di musicisti del calibro di Fabrizio Sotti, Alfredo Paixao, Gary Willis, Nir Felder, Tom Kennedy, Kevin Field, Tony Grey, Ettore Carucci, Massimo Biolcati, Michel Cusson, Giuseppe Milici.

Produttore e musicista Hip-Hop, Loris Raimondi nasce a Lucerna da genitori italiani il 2 luglio 1973. Affascinato dal Jazz sin da bambino, le sue produzioni mescolano sapientemente il genere principe della musica afroamericana con l’Hip-Hop, il Soul, l’R&B e il Funk, donandogli uno stile inconfondibile. La sua carriera nel mondo della musica comincia ufficialmente all’inizio del 2000, quando inizia a produrre prima per rapper svizzeri e poi anche per rapper internazionali. A partire da quegli anni fino ad oggi produce tantissime tracce per artisti vari sotto il suo pseudonimo “AL R”. Dopo una profonda riflessione sulla sua vita, nel 2020 inizia a comporre nuova musica e a lavorare sul progetto “Passing Through Emotions”. Attualmente lavora come produttore per il mercato americano assieme a Fabrizio Sotti, chitarrista, compositore e produttore che ha suonato e prodotto per Whitney Houston, Jennifer Lopez, Tupac, Zucchero, Shaggy, Mondo Marcio, Clementino e tanti altri, conosciuto proprio in occasione della registrazione dell’album.

Composto, registrato e mixato da Loris AL Raimondi, “Passing Through Emotions” riflette il percorso di vita del produttore italo-svizzero, dalla sua stessa nascita, passando attraverso l’amore, la nascita di una figlia, fino alle dolorose esperienze con la morte. Le canzoni suonano leggere come una piuma e i musicisti, provenienti da ogni angolo del globo, si fondono tra loro come se si conoscessero da anni.

Com’è nato quest’album e da quali parti di te è composto?

“Ho svuotato l’anima, riempiendo un album che potesse rimanere nella mia storia musicale e che  potesse essere da supporto a chi sta vivendo delle emozioni simili, belle o brutte che siano e dire: «Io sono qui e ti capisco perchè so cosa stai provando perchè l’ho provato anche io». Nasce da una crisi di mezza età, mi sono chiesto: «Cosa ho fatto fino ad ora e cosa voglio ancora fare?» Il mio obiettivo era fare un album che parlasse di emozioni e della vita. Il titolo è Passing Through Emotions è quindi il passare attraverso le emozioni a partire dalla nascita, infatti l’album parte con il primo pezzo “The First emotion 273” e il 273 rappresenta la mia data di nascita, 2 luglio 1973 e termina con “No one dies forever”, nessuno mai muore per sempre. Chi lascia questa terra lascia sempre qualcosa nelle persone che ha conosciuto, rimane anche l’anima e questo pezzo in particolare l’ho dedicato a mio fratello che è morto nel 1986 quando aveva 17 anni e so che mio fratello è qui. Nascita e morte e poi nel mezzo ci sono tutte le altre emozioni perché ogni titolo ha un suo significato e ogni musicista che ha collaborato in questo album sapeva perfettamente qual era il motivo del titolo e quale era l’emozione che era in quel pezzo.”

Volendo definire quest’album con una sola parola ho pensato ad empatia, perché c’è voluta molta empatia nel suonare questi brani. Tu insieme agli altri musicisti avete lavorato molto su questo aspetto.

“È vero, la parola empatia è perfetta e io penso che sia stato il successo di questo album. Io ho proposto a questi musicisti qualcosa di reale, di vero. Non ci sono filtri ma solo una crisi di mezza età e sentimenti forti perché ognuno di noi ha delle sofferenze e delle gioie. La musica mi ha sempre aiutato, è stata sempre la mia migliore amica perché quando soffri e ascolti il tuo artista preferito poi ti senti bene perché sembra proprio di parlare con un amico e questo è sicuramente un punto di forza di questo album. I musicisti che hanno suonato con me li ho stanati dal jazz, jazz fusion, jazz contemporary e li ho fatti suonare su delle basi Hip Hop. Non era così scontato che Mike Stern e Gary Willis venissero a suonare o un Alfredo Paixao che ha suonato molto in Italia con Pino Daniele. All’inizio avevo timore nel chiedere ad Alfredo Paixao di suonare nel disco ed invece è nata un’amicizia molta bella. Io dico sempre che sono un fan di quell’album, un fan di tutti i musicisti che hanno suonato nell’album. L’emozione che provoca l’ascolto di Alfredo Paixao e degli altri musicisti posso dire che è una magia”

Possiamo dire che questa crisi di mezza età che dicevi prima, sia stata l’opportunità per tirare fuori il coraggio di esternare le proprie emozioni ed il coraggio di chiamare gli altri musicisti che hanno suonato nell’album?

“Si, la crisi di mezza età ti fa uscire allo scoperto e tu devi essere il primo a metterti in gioco. Le prime volte che ho detto crisi di mezza età i miei amici ridevano. Io ho l’età giusta per parlare di emozioni e lo voglio fare adesso perchè ora mi chiedo cosa ho fatto fino ad ora ed è ora che voglio fare qualcosa di importante. La crisi di mezza età non è solo la paura di invecchiare o comprare la cabriolet a cinquant’anni. Io ora ho fatto dei tatuaggi ma proprio per l’album perchè sentivo queste forti emozioni che stavo comunicando e le ho voluto mettere anche sulla pelle. Tutti i tatuaggi che ho fatto riguardano l’album, alcuni riguardano i titoli. Quindi la crisi di mezza età ti mette non solo la paura di invecchiare ma ti fa fare cose che prima non potevi fare.” 

ph Uschi Raimondi

Proprio sui titoli, il primo che mi ha molto incuriosito è il numero otto After All There’s A Star, qual è questa stella che troviamo?

“È la stella che trovi dopo ogni sofferenza, ad esempio come è successo nel mio caso con la perdita di un fratello così presto e mi ricordo che quando aprivo la porta della sua camera piangevo tantissimo. In quei momenti di sofferenza vedi tutto scuro ma se tu non ti arrendi e prendi coscienza prima poi arriva sempre quella stella, dopo tutto arriva sempre qualcosa che ti aiuta ad andare avanti, di tuo ci devi credere sempre.”

Quest’album ho letto che è nato in modo molto particolare. Quando ti allenavi avevi davanti un quadro con tre lupi Jon Van Zyle che si chiama “Passing Through”, cosa ci puoi dire?

“Si, è il periodo del covid ed io essendo stato sempre molto magro, negli ultimi tempi avevo messo su un po’ di chili, poi non giocando più a calcio capita di mangiare e bere un po’ di più e ingrassi così mi sono messo sul tapirulan ma, da calciatore, correre senza una palla era difficilissimo. Io correvo se davanti avevo un pallone allora correndo sul tapirulan ho iniziato ad ascoltare musica ed avevo questo quadro davanti a me. Io ho anche praticato gare con cani da slitta negli anni ‘90, ed ho conosciuto quest’artista Jon Van Zyle. Lui mi aveva fatto una dedica sul quadro “Passing Through” che rappresenta tre lupi che attraversano un paesaggio invernale in Alaska e guardandolo mentre correvo mi ha ispirato il mio “Passing through”. Ogni titolo di questo album ha un significato legato anche al tipo di musica del brano ad esempio il pezzo numero dieci “Crazy we are” voglio dire che nella vita bisogna essere un pò mattarelli e il tipo di musica rispecchia questo concetto, per vivere ci vuole anche un po’ di pazzia (ride).”

Prima hai detto che  in The First Emotion 273 il numero rappresenta la tua data di nascita invece in Feel Magic 21? 

“Ecco, è un sentirsi magico a 21 anni perché a quell’età avevo finito gli studi e mi sentivo di poter conquistare il mondo perché a quell’età ti senti al posto giusto, ti senti più figo. Quella è stata la mia età più bella perché avevo la sensazione di poter conquistare tutto e il pezzo anche lì è figo ed è il pezzo con Paixao. Io affronto la vita sempre in modo real, in modo vero e in questo album non ho mai avuto un pensiero legato al marketing quindi sono stato libero di creare.” 

ph Uschi Raimondi

Su altri brani dell’album cosa ci puoi raccontare?

U R the melody of my life, ad esempio,  U e R sono le iniziali di mia moglie e sto con lei da quando io avevo 17 anni e lei 16, quest’anno ne compio 49 quindi si può dire che sia una vita che stiamo insieme ed io credo molto nell’amore ed oggi è molto difficile trovare l’amore. I ragazzi non si innamorano più delle ragazze ed è necessario che i ragazzi tornino di nuovo ad amare a comprendere cosa voglia dire amare una ragazza, bisogna riscoprire l’amore.  The Last Moment In Your Arms racconta il voler trascorrere gli ultimi istanti della vita nelle braccia della persona che mi fa sentire bene e quindi nel mio caso mia moglie ed ai musicisti che hanno suonato con me, Alfredo Paixao, Kevin Field e Nir Felder, ho detto che quel pezzo trattava proprio quell’argomento e che avrebbero dovuto suonarlo mettendoci dentro tutte quelle emozioni, sentimenti e amore. Nel brano numero 7 The Midlife Episode ho campionato un pezzo degli Uzeb, un gruppo fusion degli anni ‘80-’90 nello specifico un pezzo del 1984 ed ho chiesto il permesso di usare quel campione a Michel Cusson, grandissimo musicista canadese,  che ne era l’autore. Lui ha voluto ascoltare il pezzo e dopo averlo ascoltato mi ha detto di volerlo registrare di nuovo su questa base. Nel brano infatti le due chitarre che si sentono una e Michel Cusson del 1984 e subito dopo è Michel Cusson di oggi. 

Altri brani contenuti nell’album sono Friends In Rome, la Città Eterna con il suo carattere romantico e la facilità di prendere la vita come nessun’altra città. Condividere la Dolce Vita con gli amici, It’s A Daughter canzone per tutte le figlie del mondo. “Ho scritto questa canzone – ha dichiarato Loris –  dopo aver visto il film “Cosa dirà la gente” di Iram Haq. Ogni ragazza ha bisogno di amore e sostegno e ha il diritto di essere felice. Alla fine della canzone arriva la liberazione come nel film. Di Fuori Testa S.D.T. Loris ha detto: “chi non conosce questa sensazione? Sei solo, perso e impazzisci quando non hai il tuo amore con te! Originariamente scritta come una canzone rap, poi pubblicata solo con un ritornello. In My Delicate Passion Loris Al Raimondi tratta della passione per la cultura italiana, le regioni, il cibo, il mare, il Mediterraneo, le donne, e per Life’s Best View  Loris ha dichiarato che : Quando ero a Cefalù e osservavo il mare così blu, ho pensato che Dio ci ha dato questa vista per aiutarci. Trasmette pace e serenità.

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TRACKLIST

  1. The First Emotion 273
  2. U R The Melody Of My Life
  3. Friends In Rome
  4. It’s A Daughter
  5. Fuori Testa S.D.T.
  6. My Delicate Passion
  7. The Midlife Episode
  8. After All There’s A Star
  9. The Last Moment In Your Arms
  10. Crazy We Are!
  11. Feel Magic 21
  12. Life’s Best View
  13. No One Dies Forever

CREDITS

The First Emotion 273

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Sampler, Keys, Vocals by Loris Raimondi

Bass & Bass Solo Arrangement, Keys by Gary Willis

Harmonica by Giuseppe Milici

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

U R The Melody Of My Life

Composed by Loris Raimondi & Kevin Field

Drum Machine, Percussions, Guitar, Keys by Loris Raimondi

Bass & Bass Solo by Tony Grey

Piano & Rhodes Solos by Kevin Field

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

Friends In Rome

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Percussions, Guitar, Keys by Loris Raimondi

Bass & Bass Solo, Synth Bass, Percussions, Keys by Alfredo Paixao

Keys Solos by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

It’s A Daughter

Composed by Loris Raimondi & Fabrizio Sotti

Drum Machine, Percussions, Guitar, Keys by Loris Raimondi

Guitar Solos-Melody by Fabrizio Sotti

Bass, Keys, Percussions by Alfredo Paixao

Keys Solos by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

Fuori Testa S.D.T.

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Percussions, Guitar, Keys, Vocals by Loris Raimondi

Guitar & Guitar Solos by Nir Felder

Bass & Bass Solo by Tom Kennedy

Rhodes & Piano Solos by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi 

My Delicate Passion

Composed by Loris Raimondi & Fabrizio Sotti

Drum Machine, Percussions, Sampler, Keys by Loris Raimondi

Guitar by Fabrizio Sotti

Bass by Alessandro Simeoni

Mixed by Loris Raimondi 

The Midlife Episode

Composed by Loris Raimondi & Michel Cusson

Drum Machine, Percussions, Sampler, Keys by Loris Raimondi

Guitar by Michel Cusson

Upright Bass by Massimo Biolcati

Keys & Rhodes Solo by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi 

After All There’s A Star

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Percussions, Keys, Guitars, Vocals by Loris Raimondi

Guitar Solos by Mike Stern

Bass by Alfredo Paixao

Keys, Rhodes & Rhodes Solo Arrangement by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi 

The Last Moment In Your Arms

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Percussions, Guitars, Keys by Loris Raimondi

Guitar & Guitar Solos by Nir Felder

Bass Solos, Synth Bass by Alfredo Paixao

Rhodes & Piano Solo by Kevin Field

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

Crazy We Are!

Composed by Loris Raimondi & Fabrizio Sotti

Drum Machine, Percussions, Synth Bass, Sampler, Keys by Loris Raimondi

Guitar by Fabrizio Sotti

Upright Bass by Massimo Biolcati

Keys & Solos, Piano-Part Arrangement by Ettore Carucci

Mixed by Loris Raimondi 

Feel Magic 21

Composed by Loris Raimondi & Alfredo Paixao

Drum Machine, Percussions, Guitar, Keys by Loris Raimondi

Bass, Upright Bass, Percussions, Track Arrangements by Alfredo Paixao

Mixed by Loris Raimondi & Co-Mixed by Alfredo Paixao

Life’s Best View

Composed by Loris Raimondi & Fabrizio Sotti

Drum Machine, Keys by Loris Raimondi

Guitar by Fabrizio Sotti

Upright Bass by Massimo Biolcati

Mixed by Loris Raimondi 

No One Dies Forever

Composed by Loris Raimondi

Drum Machine, Percussions, Guitar, Sampler, Keys by Loris Raimondi

Guitar Solos by Mike Stern

Bass & Bass Solo by Alfredo Paixao

Piano & Rhodes Solos by Kevin Field

Mixed by Loris Raimondi 

Recorded and Mixed at “Fusion Notes Studio” 2020/21

Mastered by Dan Suter at echochamber

Publishing Fusion Notes Records

Andrea StЯange:"La parola chiave della mia musica è condivisione"

Andrea StЯange:”La parola chiave della mia musica è condivisione”

Mi piove nella birrà è il nuovo brano pubblicato dal cantautore romano.

“Mi piove nella birra” è il nuovo brano di Andrea StЯange, disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali, racconta la storia di un uomo che osserva il mondo e resta straziato, sconsolato e rassegnato da ciò che vede. Prova ad urlargli contro la sua rabbia e le sue condanne, ma nessuno sembra sentire la sua voce coperta dal rumore del temporale che si avvicina. Ci beve su per consolarsi e non pensare, ma l’orrendo spettacolo a cui assiste lo rende attonito ed inerme, tanto da rimanere immobile sotto la pioggia ormai fitta che finisce per annacquare la sua birra. Ed è proprio questa realizzazione gustativa che gli fa decidere di posare il bicchiere ormai pieno d’acqua, andarsene e distogliere lo sguardo. Il brano 2° sul podio del Premio Fabrizio De André e tra i finalisti dell’1MNEXT 2022.

Andrea Strange nasce a Roma nel ’92, ma passa tutta l’infanzia e l’adolescenza nelle campagne dei castelli romani dove inizia le prime esperienze sul palco a 15 anni. La bellezza e il disagio di quei luoghi influenzano profondamente la sua arte che, nata dal Punk, attraversa il mondo del cantautorato per sbarcare sulle coste dell’Indie Folk in un continuo naufragare fra poesia urbana e giochi di parole. I suoi testi descrivono con disperata ironia la sua visione del mondo e raccontano frammenti di vita con brutale realismo. Si è classificato secondo alla XX edizione del Premio Fabrizio De André con la canzone Mi Piove nella Birra, proponendo “un potenziale inno generazionale alt-rock” (Pietro d’Ottavio – La Repubblica). Nella sua carriera si è esibito su diversi palchi tra cui l’Auditorium Parco della Musica, Lungotevere Expo, Le Mura, partecipando anche all’Indiegeno Fest ’19 in Sicilia. Le sue produzioni, di prossima pubblicazione, saranno la concretizzazione del metaforico viaggio di un artista in continua evoluzione.

Mi piove nella birra è la tua nuova canzone, com’è nata e che cosa ci vuoi comunicare?

“Il titolo della canzone nasce per caso da un episodio che mi è successo quando ero ad un concerto all’aperto con degli amici e avevamo un bicchiere di birra in mano. Ad un certo punto ha iniziato a piovere ed un mio amico ha detto: «Andiamo via mi piove nella birra!» Scherzando gli ho detto: «Bella questa frase, ci scriverò una canzone!» Poi questa immagine, anche se di per sé ironica e goliardica in realtà molto triste, mi ha fatto pensare all’immobilità, all’impotenza e mi è venuta in mente l’immagine di questo personaggio che forse è una parte di me, forse una parte che anche altre persone condividono e cioè di impotenza di fronte a qualcosa di negativo. L’immagine di un uomo che osserva il mondo e non gli piace, un uomo che ha dei valori importanti quali l’empatia, la condivisione e l’amore per gli altri che però da quasi per scontati e allora rimane scioccato quando si accorge che questi valori non sono condivisi da tutti.” 

Il videoclip che accompagna la canzone ti vede fermo sotto la pioggia con il bicchiere di birra in mano. Alla fine del video si vede che la pioggia in realtà è finta ed è creata da un tuo amico con una pompa. Possiamo leggerla come il reagire ai problemi dipende solo da noi, se restiamo fermi davanti ai problemi la situazione non potrà mai cambiare?

“Esatto, mi piace tu l’abbia letta così perché è esattamente il messaggio in più che voleva mandare il video e cioè il rendersi conto che se è un po’ di tempo che “si beve solo pioggia” bisogna alzarsi e fare qualcosa. La pioggia nel video è finta e il protagonista del video si accorge che nessuno lo obbligava a restare lì fermo immobile a giudicare infatti  ad un certo punto se ne accorge, si alza e se ne va proprio perché comprende che tutto dipende solo da noi. Ci sta, quando si ha uno sguardo sensibile, di rimanere un po’ scioccati ma bisogna alzarsi e darsi da fare per trovare la propria dimensione nel mondo piuttosto che restare fermi a giudicare.”

Qual è il fine della tua musica, scrivi per soddisfare un tuo bisogno, qual è il tuo obiettivo?

“La mia scrittura nasce da un’esigenza e da una smania interiore, come penso capiti per la maggior parte degli artisti. A volte scrivo per tirar fuori quello che ho dentro e che ingombra e scrivendo lo rendo concreto e mi libero. I fini poi sono molteplici, qualche tempo fà ho pensato che forse scrivo perché ho l’egoistico desiderio di far provare a chi legge o a chi ascolta almeno la metà delle emozioni che provo io, la parola chiave è condivisione. Ho notato nel tempo, con meraviglia, che a volte le persone ci si ritrovano in quello che scrivo e vengono emozionate sia nel bene che nel male cioè c’è chi ride e si diverte e c’è chi piange e riflette e quando lo fanno attraverso qualcosa di intimo, che è strettamente personale, è per me la più alta forma di condivisione.”  

Hai usato un termine bellissimo che è “meraviglia” e questo termine mi riporta ad Aristotele che disse che “l’uomo ha iniziato a filosofare ora come in origine a causa della meraviglia” e in questo periodo si è perso il meravigliarsi, si è persa la curiosità e la musica può contribuire a risvegliarli. Tu cosa ne pensi?

“Sono pienamente d’accordo. Adesso, rispetto a tempi passati per come funziona la società e per vari stimoli che ci arrivano, non viviamo più la noia e di conseguenza non viviamo più la sorpresa e la meraviglia. La Filosofia, che ho studiato all’università, aiuta ad esplorare delle dimensioni, dei luoghi del pensiero e dell’anima che normalmente non si approfondiscono e secondo me anche la musica ha uno scopo simile e comunica qualcosa che nient’altro può comunicare. Le parole e le immagini da sole non bastano e la musica ci porta in una dimensione esistenziale diversa, la musica è universale, è il suono dell’universo stesso. Proprio questo porsi in una dimensione altra ci permette di esplorare il pensiero dell’universo interiore che noi abbiamo e magari attraverso questo possiamo ritrovare la meraviglia”       

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“In questo momento sto programmando le prossime uscite perché ho intenzione di lanciare qualche altro singolo che avrà un filo che li unisca tra loro a livello di espressione. Sto lavorando anche a delle date di un tour. Sicuramente a breve lancerò un altro singolo che è stato già prodotto e che non vedo l’ora di condividere”  

Whiteshark:"È giunto il momento di riaccendere i nostri sogni!"

Whiteshark:”È giunto il momento di riaccendere i nostri sogni!”

Cachet è il nuovo brano del duo urban della provincia milanese

Dopo aver scacciato via i fantasmi del passato con i due brani precedenti, “Stavolta No” (https://backl.ink/147166085) e “Non Risponderò” (https://backl.ink/149165865), i due squali, attraverso questo nuovo singolo dal titolo metaforico “Cachet”, vogliono sbranare il futuro e trasformare la loro più grande passione in un lavoro vero e proprio.

I Whiteshark, il cui nome deriva dalla fame, dalla costanza e dalla determinazione con cui inseguono i loro obiettivi perché lo “squalo bianco”, uno dei predatori più forti al mondo, non dorme mai, sono Daniele Scavetta, in arte “Scave”, e Simone Filipazzi, in arte “Simoroy”. Si conoscono per la prima volta a un contest live di Milano e successivamente si rincontrano in uno studio di registrazione a Muggio (MB) per puro caso. Dopo un po’ di featuring reciproci con i nomi d’arte Scave e Simoroy nel 2018 decidono di formare il gruppo Whiteshark esordendo con un EP di 4 tracce dal titolo “Quanto Basta” condito da due videoclip: “Muovilo” e “Non fa per me”. Successivamente escono vari altri singoli, tra cui “Accelera” in collaborazione con il noto rapper Vacca. Nel frattempo iniziano a girare per la Lombardia aprendo eventi importanti come il concerto di Shiva al Carroponte davanti a 3000 persone.

Cachet è la vostra nuova canzone, qual è il messaggio contenuto?

Scave: “Cachet è una metafora, volevamo dire alle persone che i soldi sono dei mezzi non un fine e l’abbiamo scelto anche perché, magari qualcuno, arrivato al ritornello, si aspetta la solita cosa e cioè che si parli di soldi mentre nel testo c’è molto di più. L’abbiamo volutamente fare con molta provocazione per smuovere un po’ quelle persone che ogni giorno hanno il timore di inseguire i propri sogni perché temono il giudizio delle persone e della propria famiglia, quindi il messaggio è: Andate a prendere il vostro cachet! Nel senso andate a prendere il vostro sogno.”

Simoroy: “Cachet quindi è una metafora simpatica e allo stesso tempo provocatoria. Vuol dire impegnarsi per arrivare a fare un cachet cioè arrivare nella vita a fare quello che voglio. Nelle nostre canzoni c’è sempre un messaggio.” 

Infatti nel testo cantate “fatturare senza fare un cazzo mi incoraggia” proprio inteso come guadagnare facendo un lavoro che mi piace!  

Simoroy: “Ti ringrazio perchè sei uno dei pochi che ha capito la punchline che ho scritto nella strofa, quindi ti ringrazio tantissimo perché quando scrivo, Scave lo sa benissimo, io sono molto complicato e diretto e quando non si ascolta bene ciò che è stato scritto può essere interpretato in modo provocatorio e come tu l’hai interpretato mi incoraggia a scrivere in questo modo.” 

Scave: “Qualcuno potrebbe interpretarla anche come: “Vedi c’è chi non fa niente e guadagna, io devo lavorare molto e guadagnare la metà di quello che non fa niente!” Si può interpretare in tanti modi e questo è il bello delle canzoni. Quanto ci piacciono queste interviste dove si analizzano i testi delle canzoni! In Cachet si parla di ragazzi che vogliono arrivare a fare i money non che li hanno già quindi chi ascolta questa canzone e magari ha un sogno nel cassetto da realizzare è invogliato a raggiungere il proprio sogno.”

Simoroy: “Certo, è un dare forza a tutte quelle persone che vorrebbero mettersi in gioco ma non riescono perché magari gli manca la fiducia, propria o di qualcuno che hanno vicino.” 

Scave: “Troppo facile dire: “Ho fatto i soldi, ma cosa si comunica ad un ragazzino?” Spiega perché e come hai fatto soldi, spiega le esperienze. Nelle nostre canzoni ci sarà sempre un contenuto che invogli chi l’ascolta al raggiungere il proprio obiettivo”

È il raccontare il come, il raccontare la vostra esperienza che può trasmettere all’ascoltatore il coraggio di fare quello che avrebbe sempre voluto e che ancora non ha fatto.

Scave: “Esatto e riesci a far trovare anche la chiave per realizzarsi. Ad esempio in “Non risponderò” si dice che non è facile abbandonare un rapporto quando sei legato ad una persona però magari a qualche ragazzo che l’ha ascoltata ha dato l’imput per dire basta.”

Simoroy: “In DM infatti ci hanno ringraziato tanti brezis, ci hanno scritto che proprio grazie a questa canzone sono riusciti a superare un rapporto con un amico che l’ha tradito o con la fidanzata. “Non risponderò” è anche un modo di dire: Basta rispondere a quelle persone che ti danneggiano o che ti fanno stare male!”   

I Whiteshark hanno iniziato a identificare i loro fan con lo slang “Brezis“, un nome nato quasi per caso durante una serata e insieme a loro stanno costruendo la “Brezis family”.

Simoroy prima ha detto Brezis. Chi sono i Brezis e come è nato questo nome?

Scave: “I Brezis sono tutti coloro che ci supportano, stiamo costruendo la Brezis family e il nome è nato proprio per caso e poi con il tempo abbiamo visto che funzionava.”

Simoroy: “Il nome Brezis è nato una sera in discoteca, c’era una persona che parlava con i suoi amici e noi eravamo lì con loro dopo la nostra esibizione e mentre parlava sentiamo un termine tipo brezis. A quel punto io e Scave ci siamo guardati ed abbiamo iniziato a usarlo. Da quel momento in poi un nostro fan per noi è un brezis. Noi siamo sempre in contatto con loro, ci piace restare in contatto con loro e li invitiamo anche in studio quando possiamo.”  

Sicuramente avete altri progetti futuri che però non potete dire giusto (rido)?

Simoroy: “Ti dico che ieri ero in studio e quando ho aperto la cartella Whiteshark il computer si è bloccato. È talmente pieno che si è bloccato (ride).

Scave: “Dobbiamo capire le mosse da fare. C’è tanto materiale e dobbiamo capire quali saranno le nostre prossime mosse.”

CACHET

Sto pensando a come fare money, e poi penso a come spenderli (spenderli)

ma per ora in mano solo sogni, con la speranza di riaccenderli (accenderli)

se cambierà io me lo chiedo tutti i giorni, non ho mai smesso io di crederci (crederci)

fiamme riflesse nei miei occhi, con lacrime di gioia spegnerli (spegnerli)

voglio arrivare al punto di dire domani mi sveglio più tardi

rilassarmi in acqua, cuba libre in spiaggia, fatturare senza fare un cazzo mi incoraggia 

ieri pagavo per ballare, ora che pagano per farmi cantare.. nullatenente.. stella nascente..

 vuoi la star dentro al locale, “super me”, dicono che più spacco tu parli di me 

rosichi come criceti che corrono sopra la ruota Hamtaro

lancio palline di coca da sopra una Murcielago

gli stessi pezzenti raccolgono e mettono in tasca Doraemon

per guadagnare dovevo rimboccarmi le maniche (uh uh)

ma spesso indossavo una t-shirt a maniche corte (su su su)

aggiungi qualche zero a quel bonifico

millecento come stipe mi sembra misero

Penso a vivere oggi, non penso a ieri, studio il domani

anche se cambio, qua non cambia quindi è inutile che allunghi le mani

voglio alzare il livello, sempre sul più bello finisce finisco nei guai (ahi)

da sotto zero, corro, credo,inseguo, lotto, spero…

fatica come questa pussy che prima attende il tuo arrivo come puta al benzinaio

 ma poi un cazzo,sfaso, fuoco nella benza, ti immagino a pecora si per tirarti un calcio

ogni schiaffo morale, sarà uno schiaffo sul culo

pussy ti farò godere senza usarlo, ogni minuto dovrai pagarlo

anche se il mio cachet è un po più di prima, 

anche se contemporaneamente ho più di una figa 

non sono soddisfatto, prendo il joystick in mano

guido il mio destino ma non l’ho capito sbando pensando ad altro

grazie ai sacrifici miei, dopo questo show, nella notte FKS lascia la fattura 

“Whiteshark” San Paganin, metti in mano al portafoglio e stronzo pagaci

 in assegno o contanti, vedi te, anche in nero “black”, basta che tu paghi “man”

per la soluzione chiedi a “Fibra”, al tuo funerale porto rose nere “Gue”

mentre “Grido” fumo e malinconia, tu mi stai sul cazzo sincerità “Arisa”

Mosè apri le acque, a mio pa chiuserò i rubinetti 

voi giorno di paga ogni fine settimana io nada

ricordo (ricordo) guardavi con occhi diversi, soffrivo lo stress stanco come Velvet

ora voglio quello che mi spetta, attenti all’esplosione perchè sarà tremenda

neanche coi fagioli di balzar ti riprendi in fretta, start è ora della vendetta

champagne.. si quello che vedrai fra, ma non berrai mai ad ogni mia festa

vi saluterò dai social, frate clicca pure disslike io penso a come fare..

Sto pensando a come fare money, e poi penso a come spenderli (spenderli)

ma per ora in mano solo sogni, con la speranza di riaccenderli (accenderli)

se cambierà io me lo chiedo tutti i giorni, non ho mai smesso io di crederci (crederci)

fiamme riflesse nei miei occhi, con lacrime di gioia spegnerli (spegnerli)

Crediti del brano:

Eseguito da: Whiteshark

Scritto da: Daniele Scavetta, Simone Filipazzi, Diego Vettraino

Prodotto da: Drillionaire (ghost) 

Origini: Sounds Good

Crediti foto:

Edoardo Novati

Roberta Giallo: "Lucio mi diceva sbaglia e impara"

Roberta Giallo: “Lucio mi diceva sbaglia e impara”

La città di Lucio Dalla è un’intensa ode pop dedicata al cantautore bolognese e alla sua città, che da sempre apre le porte ai giovani talenti.

“La città di Lucio Dalla” (https://bit.ly/3pBGRXW), è il nuovo brano della cantautrice Roberta Giallo, prodotto dal polistrumentista Enrico Dolcetto, questo brano rappresenta l’eterna gratitudine, l’amore e la riconoscenza che l’artista prova nei confronti della città di Bologna e del suo cantautore per eccellenza: Lucio Dalla. Attraverso questo brano la versatile cantautrice narra una storia autobiografica che inizia nella città dei portici: è qui che si incrociano sogni da realizzare, timori, incontri e soprattutto amicizia e gratitudine.

Roberta Giallo muove i primi passi nel mondo dello spettacolo aprendo il concerto di Sting in piazza del Plebiscito a Napoli, in diretta su All Music. Viene notata da Mauro Malavasi che la introduce a Lucio Dalla, il quale diventa suo amico e mentore. Roberta Giallo nel corso della sua carriera fa incetta di premi: dal Premio dei Premi MEI al Premio Bindi, passando per “Un Certain Regard” Musicultura. Si esibisce nei più prestigiosi teatri e luoghi della cultura, in Italia e all’Estero, portando in scena numerosi concerti e spettacoli con Federico Rampini, Ernesto Assante, Gino Castaldo, Gnu Quartet e Valentino Corvino.  Il 3 dicembre 2021 è uscito “Canzoni da museo”, disco in cui propone le liriche musicate di alcuni poeti di spicco, da Giovanni Gastel a Davide Rondoni, passando per Roberto Roversi e viene riconfermata per il secondo anno consecutivo come parte della giuria di Musicultura.

La città di Lucio Dalla è la tua nuova canzone, cosa ci racconta di te e qual è il messaggio?

“È un messaggio di gratitudine nei confronti di un artista che già amavo prima di conoscerlo come persona, poi siamo diventati amici. Sai, quando le persone ti lasciano, perchè la vita è fatta anche di partenze purtroppo tristi, a volte si cerca di colmare un vuoto e l’arte viene in soccorso quindi, questa canzone, è nata poco dopo che Lucio ci ha lasciato ed ho sentito il bisogno di ricordarlo e di dire grazie non solo a lui ma ancha e Bologna che un po’ gli assomiglia che è la città che amo e in cui ho scelto di vivere e che ha fatto sì che io lo incontrassi.”

Nella canzone tu canti sbaglia e impara, mi diceva Lucio.

“È un aforisma che ho voluto conservare e che rappresenta una chiave di lettura del brano perché è un grande insegnamento che ho appreso da lui. Ricordo che stavamo lavorando alla stesura di un mio spettacolo, lui stava leggendo quello che avevo scritto e ricordo di aver detto una frase e lui mi detto: «Ma perché non la metti così questa frase?».  Io gli dissi: «Ma Lucio non è proprio in italiano» e lui mi disse: «Ma che ti importa sbaglia e impara». Era come un voler dire non avere paura a non essere sempre perfetta perché anche per il pubblico è importante una certa colloquialità. Sicuramente questa frase mi ricorda quel momento ma ha un senso molto più ampio, Lucio mi spingeva sempre ad osare e a non aver paura di esprimermi. Penso proprio fosse un invito ad osare senza aver paura di essere giudicati.”

Quindi tu arrivi a Bologna, apri la tua valigia di sogni e inizi a realizzarli perché se vogliamo che un nostro sogno si realizzi siamo noi i primi a doverci credere.

“Esattamente, hai molto ragione! Io adesso sono cambiata, sono cresciuta e sebbene avessi una certa intraprendenza avevo comunque dei timori, delle paure e delle timidezze. Anche quando ho incontrato Lucio, pur essendo io una grande chiacchierona,  al suo cospetto, aspettai prima di proferire parola tant’è vero che lui ad un certo punto disse: «Ma tu non parli mai?». Subito dopo lo sommersi di parole e racconti. Quindi posso dire che ero quello che sono ma non completamente quello che sono diventata e sono così anche grazie alle persone che ho incontrato e Lucio è sicuramente una delle persone più importanti. Lui mi è ancora oggi di ispirazione.”  

Lucio è l’essere infinito, non appartiene ad un genere musicale lui è Lucio Dalla e la sua anima è nelle sue canzoni che continueranno ad essere ascoltate.

“Bravissimo, è esattamente la scia sulla quale mi sono messa anche io, non tanto la paura di definirsi ma la volontà di essere nel senso di non essere per le mode ma essere quello che si sente di essere. Essere se stessi ha un significato molto profondo ed arrivare ad esserlo non è una cosa così immediata. Nell’arte è necessario togliere tanti blocchi, tante strutture che a volte non si vedono. ll vero artista dovrebbe essere già liberato da tante paure e limiti però devono costantemente lavorare per buttare giù questi muri che a volte non permettono di arrivare ad essere se stessi.” 

Secondo te, che cosa Lucio Dalla aveva visto in te che tu in quel momento non vedevi?    

“Alcune cose me le aveva dette e cioè vedeva una grande naturalezza e musicalità e che quindi in me il canto e il comporre avvenivano in modo molto naturale. Gli piacevano molto i miei testi e al di là di questo io credo di essergli stata molto simpatica, con lui ho riso davvero tanto. Forse anche per il mio spirito molto intraprendente, lui mi chiamava spesso Giallina.”

Foto di Valerio Mengoli

Del video che accompagna la canzone cosa ci puoi raccontare?

“Il video ho voluto fosse qualcosa di semplice anche se la semplicità è un punto d’arrivo, quindi ho voluto raccontare i luoghi che amava Lucio e che amo anche io. Ho raccontato la città che gli ha dato i natali ed i luoghi che amava frequentare e i luoghi che fanno parte di me. In una parte delle riprese c’è Piazza Maggiore, Piazza delle Sette Chiese, Piazza San Francesco, l’Oratorio San Filippo Neri dove ho fatto molti concerti compreso l’ultimo spettacolo insieme ad Ernesto Assante intitolato proprio “Il mio incontro con Lucio Dalla”  e lì ho anche presentato per la prima volta, in un live, questa canzone. C’è anche la mia intimità, c’è il terrazzo del condominio dove abito ed è dove andavo a passeggiare nelle fasi più estreme del covid e tante volte su quel terrazzo ho pensato a Lucio.” 

I tuoi progetti futuri quali sono?

“Sicuramente mi aspettano i miei concerti in cui presenterò il mio nuovo album “Canzoni da museo”, lo spettacolo teatrale con Ernesto Assante, infatti saremo a Montecarlo il 9 Giugno, ci sarà il tour con Federico Rampini e poi partiranno le riprese del film “I Mei primi 25 anni” dove io racconterò la storia del MEI e degli ultimi 25 anni di musica indipendente. Tra l’altro io sono stata eletta da poco Presidente dell’AIA Associazione italiana Artisti e Autori.”

Roberta Giallo vanta numerose collaborazioni con artisti del calibro di Corrado Rustici e Samuele Bersani, inoltre si interfaccia con alcune delle principali Orchestre Italiane, tra cui l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo e l’Orchestra Filarmonica Italiana. Nel 2014 esce l’EP “Di luce propria”, mentre l’anno segue vede la pubblicazione del singolo “Animale”, per proseguire nel 2016 con i brani “Start” e “Amore amor”. Nello stesso anno porta in scena ad Hong Kong, allo Youth Square Y-Theatre lo spettacolo “Trip Of A dreaming Soul”, un one woman show: sue la sceneggiatura, la regia e la performance. Nel 2017 pubblica il disco “L’oscurità di Guillaume” e il singolo “In amore muoio di frontale”. Nel 2018 vola ad Hong Kong per rappresentare la Musica italiana nel Mondo in occasione del Festival della musica Europea “Make Music di Hong Kong” svoltosi al Tai Kwun. Il 2018 e il 2019 sono scanditi dal tour mondiale Astronave Gialla World Tour”, in cui la cantautrice porta in scena le canzoni dell’album L’oscurità di Guillaume”, facendo tappa a Hong Kong, Mosca, Kiev, Istanbul, Los Angeles, Ho Chi Min, Singapore, Monte Carlo, Porto, Oslo. Nel 2019 debutta sul grande schermo nelle vesti di attrice protagonista nel film “Il Conte Magico”, di Marco Melluso e Diego Schiavo, per cui riceve la menzione come miglior attrice al Symbolic Art Film Festival di San Pietroburgo. Lavora alla realizzazione di diverse colonne sonore tra cui il film “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati. Nel 2020 pubblica il disco “Vicina Vicina” e l’anno seguente debutta come scrittrice con “Web Love Story” (Pendragon) il suo primo romanzo, che ripercorre le vicende che hanno ispirato il disco “L’oscurità di Guillaume”.

Andrea: "Magnitudo è un inno alla libertà"

Andrea: “Magnitudo è un inno alla libertà”

Il brano è dunque il frutto di una rivoluzione, una sorta di terremoto interiore di vita, di libertà e ribellione.

È disponibile in radio dall’1 aprile “Magnitudo”, (ascolta qui) il nuovo singolo di Andrea (etichetta Lead Records/ distribuzione Pirames International), che vede anche la realizzazione di un emozionante videoclip girato presso i Lead Recording Studios, per l’adattamento piano e voce del brano.

Andrea Pasqualini, in arte Andrea, inzia il suo percorso artistico grazie ad un forte interesse per il mondo dell’arte, della musica e dello spettacolo, rivelando inaspettatamente un fondo d’animo ribelle e controcorrente, che lo porta ad innamorarsi artisticamente della popstar americana Miley Cyrus, per lui grande fonte di ispirazione. Consegue il diploma come tecnico presso la scuola di cinematografia Roberto Rossellini, e oggi studia presso la facoltà di Letteratura, Musica e Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma. Dopo una gavetta di quasi 10 anni tra lezioni di canto, primi spettacoli e interpretazioni di cover sul suo canale YouTube, conosce il produttore discografico e maestro Mario Zannini Quirini (Lead Records), con il quale trova la giusta sintonia per esprimere e mettere in risalto i suoi messaggi e sentimenti più profondi. Andrea ha un preciso obiettivo: quello di “dar voce” e speranza ai più deboli e agli emarginati, aiutare con la sua musica e la sua voce chi ha bisogno di una mano per riprendere in mano il proprio essere. 

“Magnitudo” è dunque il frutto di questa “rivoluzione”, una sorta di terremoto interiore di vita, di libertà e ribellione. Un canzone-manifesto della vittoria personale nel superare qualsiasi tipo di limite, di giudizio e di pregiudizio.  L’origine del brano deriva da un bisogno di raccontare un periodo trascorso dell’adolescenza nel quale Andrea, con il suo carattere timido, anche se forte allo stesso tempo, viene messo in ombra nelle relazioni con il resto dei suoi coetanei ed amici. Questo sentirsi “fuori posto” o “un gradino inferiore agli altri” lo ha portato a riflettere per cercare di capire cosa effettivamente fosse sbagliato in lui. Risultato: nulla. È in questo momento che arriva la “giusta spinta” per superare ogni ostacolo. Un bisogno forte, che lo fa andare oltre quel “gradino”, dove impara a farsi scivolare addosso i commenti sull’aspetto fisico o sul suo carattere considerato troppo ingenuo. 

Magnitudo è la tua nuova canzone, com’è nata e qual è il messaggio contenuto nel brano, che magari potrebbe essere diverso da quello che ho percepito io?

“Questa canzone nasce dalla voglia di libertà e vuole celebrare la mia vittoria personale nell’aver abbattuto diversi blocchi e superato diversi limiti che la società ci impone e quindi Magnitudo è un vero e proprio inno alla libertà. L’idea di parlare proprio della magnitudo, l’energia meccanica rilasciata da un terremoto, nasce come metafora dell’energia che è dentro noi e che viene liberata. La vita non deve essere una possibilità sprecata e l’importante è godersi ogni attimo. Magnitudo nasce proprio per questo, per dare una spinta agli altri nel vivere con pienezza la propria esistenza. Oltre ad essere un inno alla libertà mi piace definirla anche come una festa. La canzone è una evoluzione, parte in modo molto intimo per poi avere un’esplosione di energia proprio a rappresentare questa mia evoluzione personale sotto tutti i punti di vista.”

Tu hai citato la parola vita e la vita l’ho trovata nello specifico nella parte del testo quando canti: “aspettavo la pioggia ma è sceso il diluvio”. Questo è un po’ quello che accade nella vita quando magari aspetti qualcosa e poi arriva qualcosa di molto più grande.

“Esatto, questa parte del testo vuol dire proprio questo e cioè che aspettavo qualcosa e poi è arrivato qualcosa di più grande e ognuno può intenderlo come preferisce sia in senso negativo che positivo, nella canzone assume un significato positivo e cioè che dalla ricerca della mia consapevolezza è uscita fuori la vita e quindi qualcosa di più grande che neanche aspettavo. Questa in particolare è stato uno dei miei versi preferiti che per primo ho scritto infatti, all’inizio, questa canzone avrebbe dovuto chiamarsi Diluvio e non Magnitudo”.

Nella canzone inoltre canti che quello che vuoi vivere è semplicemente una vita “normale”.

“Si, per me la normalità è una parola che ha aspetti nascosti: “la normalità alla fine cos’è?”Io voglio vivere semplicemente una vita tranquilla senza essere giudicato e bloccato dalle regole della società che vogliono regolare anche la normalità”.

Magnitudo è stata presentata in due versioni completamente diverse, perché questa scelta?

“Nella seconda versione, quella ballad, viene messo in risalto il testo rendendolo protagonista ed è nata quasi casualmente . Dopo aver pubblicato la versione ufficiale, la seconda, non era proprio programmata. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, sentendomi molto impotente e non sapendo cosa poter cosa fare, ho sentito l’esigenza di pubblicare questa seconda versione perchè ho pensato che la musica potesse unire tutti i popoli e in quella parte del mondo, non potendo fare musica, magari capitando su Youtube e ascoltando questa versione, sarebbe stato come un caldo abbraccio. Tant’è che alla fine del video ho voluto inserire il simbolo della pace. La musica mi ha salvato nei periodi più bui ed anche in quelli più belli. La musica ti permette di approfondire la ricerca di te stesso, ti aiuta nei periodi più brutti a tirar fuori tutto e amplifica i periodi più belli, per me è essenziale.”

Attraverso questo brano Andrea vuole veicolare un rilascio di energia, un messaggio per scuotere chi, come lui, si sente o si è sentito inadeguato ad un certo punto della vita. La sua parola d’ordine è “Libertà” e chiunque raggiunga la consapevolezza di “essere se stesso in tutto e per tutto” ha il diritto di manifestare la propria libertà, con una “Magnitudo”, che non ammette più freni e paure. 

Il video della versione ballad di “Magnitudo” è stato girato all’interno dello studio più importante dei Lead Recording Studios a Roma nel quale sono passate dalle più grandi star della musica italiana fino a quella internazionale.

“Sentivamo la necessità di voler far arrivare ancora di più il significato di Magnitudo e, per questo, l’abbiamo voluta spogliare di tutto facendo diventare protagonista solo la potenza del suo messaggio attraverso un arrangiamento piano e voce.” – racconta Andrea –  “Tutto questo è stato possibile grazie alla bravura e all’eccellenza del Maestro Mario Zannini Quirini che, come in ogni cosa che fa, ha messo tutto il suo cuore e la sua passione. Averlo come protagonista insieme a me anche nel video è per me un onore immenso.”

Progetti futuri quali sono?

“Ora sto scrivendo tantissimo, ho tanto da raccontare. Qualche giorno fa ero ad un evento all’Hard Rock di Roma e mi hanno detto di aver visto in me una gran voglia da raccontare ed infatti è vero. La necessità di far uscire altri pezzi è proprio per raccontare altre parti di me, magari anche più leggere. Noi siamo tante sfumature, tutti abbiamo una parte più leggera ed una più profonda e nessuna va nascosta, non va nascosto il nostro essere dietro le maschere o filtri.”

Mi piace abbinare la musica alla cucina e quindi ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perchè?

“Allora mi inviti a nozze (ride). Ti rispondo subito, la pizza! Io sono dipendente dalla pizza potrei mangiarne all’infinito (ride) perché la sua bontà è riconosciuta da tutti e probabilmente rispecchia quel lato del mio carattere cioè quello di essere buono con tutti.”

In chiusura ti faccio io una domanda. Vista la prima domanda che mi hai fatto, qual è il messaggio della canzone che tu hai percepito?

Parto sempre dal presupposto che una canzone sia polisemica, per questo all’inizio ti dicevo che magari il messaggio percepito da me sarebbe potuto essere diverso da quello che invece era nel tuo intento. Quando ho ascoltato la tua canzone ho ascoltato una voglia di riscatto, l’essere arrivato ad un elevato grado di consapevolezza in se stessi e di quello che si vuole.”

“Infatti negli ultimi tempi ho compreso chi voglio essere e come voglio vivere la vita, ho compreso quanto debba essere apprezzata e che va vissuta con pienezza cercando di aiutare gli altri, aiutare tutti coloro che una voce non ce l’hanno.”

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Lorenzo Santangelo: "L'arancio è stata dettata dal cuore"

Lorenzo Santangelo: “L’arancio è stata dettata dal cuore”

Il cantautore romano pubblica la sua nuova canzone, raffinata, incisiva e di forte impatto emotivo.

“L’arancio”  (Lungomare – Believe) è il nuovo singolo del cantautore romano Lorenzo Santangelo. L’autore, dopo aver vissuto molti anni all’estero, riscopre le sue radici utilizzando per la prima volta il proprio dialetto in un viaggio emozionale che ha come traccia un immaginario monologo del nonno. Il testo del brano, raffinato ed incisivo allo stesso tempo, si sviluppa in un crescendo perfettamente in armonia con la musica, partendo da una tenera immagine di vita quotidiana, seguita da una serie di riflessioni mai banali e di forte impatto emotivo.

Il videoclip di L’arancio è stato girato in Toscana in un casale di campagna dell’800 da Gabriele Paoli.

Lorenzo Santangelo ha iniziato sin da piccolo a studiare pianoforte. Dopo aver frequentato il conservatorio di Santa Cecilia si avvicina alla forma canzone, affascinato dai grandi cantautori italiani. Nel 2012 scrive un romanzo prima di lasciare l’Italia per trasferirsi in Australia, dove vive 7 anni ottenendo la cittadinanza australiana. Dal 2019 collabora con Radio SBS (la radiotelevisione nazionale australiana) per la quale ha ideato e conduce tutt’oggi la trasmissione settimanale “Parlando di Musica”, giunta ormai alla centesima puntata.

Ascoltando L’arancio, canzone che hai dedicato a tuo nonno, ho avuto come l’impressione che in fin dei conti tuo nonno sei tu, sono io, tuo nonno siamo tutti perché nel testo della canzone ci sono dei momenti che prima o poi passiamo tutti.

“Ci hai preso in pieno mio nonno siamo tutti! Questa canzone racconta un insegnamento di una generazione ad un’altra intesa in senso generale come una che arriva prima dell’altra. È  fondamentale la memoria perché dentro c’è la chiave di tutto e in questa canzone penso ci si possa ritrovare chiunque. Io ho sempre avuto un rapporto pessimo con il tempo che va e spesso mi sono trovato ad immaginare la fine e l’ho voluta esorcizzare con questa canzone ed ho immaginato un anziano che sa che il suo tempo è quasi finito e non si riconosce perché non sente l’età che ha realmente perchè lui dentro si è fermato a venti, trenta o quaranta anni. So per certo che una persona anche se non più presente fisicamente non morirà mai finché c’è il ricordo, finché qualcuno la ricorda e per questo l’ho voluta scrivere in onore di mio nonno che nella sua normalità era un grande.”

Questa tua canzone suggerisce come si dovrebbe realmente ascoltare quando una persona comunica con noi. Perché l’ascolto quello vero, quello attivo, è l’unico che ci permette di ascoltare davvero, perché non si ascolta solo con le orecchie ma anche con la mente, guardando negli occhi e soprattutto in silenzio e questa canzone mi evoca proprio questa immagine, tu al tavolo in silenzio ad ascoltare tuo nonno.

“Mi fa davvero tanto piacere che tu te ne sia accorto perché questa è una canzone emozionale e a volte emozionandosi si rischia di perdere di vista altri aspetti come questo che hai appena detto perché, in effetti, nella canzone di mio non dico una parola e questo mi piace tantissimo tu l’abbia notato perché, di fatto, questa canzone è un monologo di mio nonno. Magari, a livello di scrittura, utilizzo mio nonno per dire cose che penso io ma nella canzone è come dici tu, io non dico niente lo ascolto e basta.”   

Quando hai scritto questa canzone, in quale occasione?

L’ho scritta un pò più di un anno fa e lo ricordo perché era a cavallo del mio compleanno, il 5 novembre, ed ero stato operato proprio quel giorno all’orecchio, l’ho scritta senza un orecchio (ride) e per questo lo ricorderò per sempre. Credo che alcune canzoni a volte abbiano una magia che non dipende dall’autore e per questa canzone non mi prendo tanti meriti nel senso che è arrivata così dal cuore senza pensarci più di tanto.  È stato emozionante crearla, perché solo scrivendo mi sono accorto del legame indissolubile che c’è tra me e mio nonno, che non c’è più da tanti anni, e mi è venuto spontaneo utilizzare il mio dialetto, come si fa in famiglia.  È una canzone un po’ strana, non ha la classica struttura “strofa/ritornello”, e di sicuro non strizza l’occhio alla moda. È una canzone onesta, per niente furba, che cerca soltanto di emozionare e di lasciare un segno un po’ più profondo, a prescindere da like e stream”

Canzone che è accompagnata da un video con colori scelti e atmosfere classiche nel quale ci sei soltanto tu con immagini che raccontano perfettamente la canzone 

“Sono molto contento di questo video, la scelta di essere da solo è stata dettata dal non voler distrazioni ed è in perfetta armonia con la canzone fin dalla scrittura. Volevano che si pensasse soltanto al testo durante la visione e ascolto del videoclip.” 

A cosa stai lavorando adesso?

“Io ho scritto molte canzoni e mi piace realizzare progetti ben strutturati, quindi se devono essere pubblicate c’è bisogno che ci sia una struttura dietro proprio come in questo caso che sono stato fortunato nell’aver trovato qualcuno che ha creduto in questa canzone investendo dei soldi e che ringrazio sempre che è Filippo Raspanti, che è il mio manager e produttore, che ha voluto investire su questa canzone e su un cantautore non più giovanissimo e nel 2022 secondo me è coraggioso.”  

Recentemente Lorenzo Santangelo si è aggiudicato la vittoria nella sezione Musica alla XX edizione del Premio Fabrizio De Andrè all’Auditorium Parco della Musica di Roma  portando live il suo ultimo singolo “L’arancio”, accompagnato da Riccardo Cherubini e Sandro Paoli (produttore e arrangiatore del pezzo). Oltre alla prestigiosa Targa, Lorenzo ha vinto un assegno da € 10.000 da Nuovo IMAIE per la realizzazione di un live tour di almeno 6 concerti.

“Vincere il premio dedicato a quello che nell’immaginario collettivo è considerato IL cantautore per eccellenza – ha dichiarato Lorenzo –  ha un significato davvero molto importante per me. E vincerlo con questo pezzo, “L’arancio”, vale ancora di più, perché è un pezzo vero, scritto con il cuore. Fabrizio De André ci ha lasciato un patrimonio inestimabile e vedere il mio nome associato in qualche modo al suo mi mette i brividi”. 

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